Oggi ci siamo. Rientrata la dottoressa responsabile del reparto della struttura che è ormai casa nostra, dovevo informarla del colloquio avuto due domeniche or sono con la neurologa riguardo a quella che io sospetto essere la causa della macroglossia che aveva flagellato mio padre. Mi ero promesso che pur avendo risolto il sintomo, non mi sarei accontentato ma avrei sputato sangue per scoprire anche la causa e freddarla, come un sicario che porterà a termine il suo piano di vendetta dopo molto tempo e quando non più propriamente necessario. Una questione d’onore.
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Battute a parte, sono molto affascinato dall’idea di scovare anche l’origine di quel tremendo problema e penso che – riuscire a capirla e trattarla alla radice – possa essere la soluzione di altri mali minori (minori rispetto alla SLA in sè, ma nient’affatto trascurabili) sia per mio padre, sia per altri malcapitati. Le pubblicazioni sulla SLA e questo raro e mostruoso casino sono solo due, in entrambe non si identifica alcun possibile rimedio. La lingua non dà più problemi (il rimedio l’ho trovato!) ma – come è ovvio che sia – torna a gonfiarsi e ci limitamo a controllarne l’espansione, riazzerando il tutto intervenendo quando supera il livello di guardia. Ti confesso, però, di essermi rotto un po’ i coglioni. Se riuscissi ad estirpare per sempre la causa, sai che colpaccio sarebbe?
Bene, mi reco nello studio della nostra brava dottoressa – ormai più che un’amica – e le relaziono del mio appuntamento con la neurologa dell’Ospedale di provincia, alla quale ho raccontato la lunga storia delle peripezie della lingua. Spiego che la neurologa ha consultato gli studi scientifici che le ho portato e si è detta concorde nell’effettuare il tentativo che ho proposto, firmando “la dichiarazione di guerra”: impiegare un farmaco che mi ero procurato quando sembrava del tutto impossibile. La nostra dottoressa – lo sai – si era già convinta avendo anche lei stessa esaminato con attenzione la documentazione che avevo prodotto, ma la struttura chiedeva una prescrizione del neurologo di riferimento, trattandosi di una mossa mai intrapresa da nessuno, forse nel mondo! Cosa manca, quindi?
Nell’episodio precedente ti dicevo che quella neurologa mi aveva invitato – prima di procedere con la mia “bomba” – a somministrare alcuni integratori per raggiungere lo scopo. Qualora dopo alcune settimane non ci fossero stati miglioramenti degni di essere chiamati tali, non avrebbe avuto alcun tentennamento nel validare la mia iniziativa. Pertanto, da adesso si procede con gli integratori consigliati dalla neurologa (Piano A, Fase 2) e, se non sortiranno gli effetti auspicati, tra un mesetto via a Fase 3 nella quale passeremo dai proiettili ai bombardamenti. Poi… o la va, o la spacca.
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Grande Nick! Continua cosi!