Eccomi con la seconda parte sul “miracolo delle piaghe guarite” (se non si fosse capito, è un titolo ironico), dopo il primo post che puoi trovare qui. Ti avevo promesso che stavolta avremmo ragionato con i numeri, e così sarà.


Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.


Come ti raccontavo, guarire una piaga da decubito non è semplice di per sè. E’ una impresa titanica quando si parte dal peggiore dei 4 stadi (e ora posso dirlo con certezza, ho trovato documentazione ospedaliera di marzo 2016 che certifica il 4° stadio) e nel momento in cui si ha un paziente gravissimo che non può cambiare posizione. Quanto è avvenuto, quindi, è stato a parità di condizioni: malato in stato di cachessia, stessa posizione, stessa medicazione, stesso materasso antidecubito, stessa nutrizione.

Sono cambiati però dei numeri, e pare siano numeri assolutamente significativi.

Perchè sono cambiati? Un facilone si attribuirebbe il “goal” senza indugiare: d’altronde l’unico assestamento è stato compiuto nel cocktail di integratori che, dalla primavera dell’anno in corso, è stato sbilanciato nell’improbabile tentativo di arginare il deperimento fisico (cachessia, appunto). Ma siccome non sono incline agli entusiasmi, ti dico seriamente che non metto la mano sul fuoco sui miei presunti meriti: può essere anche semplicemente un colpo di fortuna, uno di quei tanti episodi casuali e rarissimi che però – talvolta – accadono. Anche perchè – intendiamoci – non parliamo di chissà quale strepitoso miracolo: per quanto ai limiti dell’impossibile si tratta di una piaga da decubito, non della rigenerazione del sistema nervoso (magari!).

Una cosa è certa, anzi due: della piaga non c’è praticamente più traccia e, in contemporanea con il suo progressivo miglioramento, sono cambiati dei dati negli esami. Risultati che possono avere anche a che fare con la lesione da decubito? Forse sì.

A farmelo pensare è un interessantissimo studio italiano che mette in relazione le piaghe da decubito in pazienti con lesioni del midollo spinale ed alcuni esami del sangue (lo studio prosegue indicando miglioramenti dopo l’intervento chirurgico sulle piaghe, ma non è questo il nostro caso). Cito quasi testualmente:

Le piaghe da decubito nei pazienti con lesione al midollo spinale sono spesso accompagnate da una alterazione delle proteine nel siero (bassa albumina, aumentato livello di globuline e poche proteine totali), oltre che da uno stato infiammatorio generale.

Avevo discusso di questi valori alcuni mesi fa consultando il Primario di Scienze della Nutrizione del nostro ospedale di riferimento (leggi qui), un tipo in gamba di quelli che piacciono a me. Ne parlavamo in relazione alla cachessia che si stava mangiando vivo mio papà. Il dottore aveva tutto chiaro: in queste malattie sistemiche, nelle versioni più aggressive, il metabolismo degenera in ipermetabolismo. Praticamente accelera e sbiella fino a far fuori sè stesso. E la chiave di volta non è ancora stata trovata: conta poco, in questi casi, l’aumento dell’apporto calorico (se già ampiamente sufficiente). Da quel giorno uscii di testa per trovare qualunque cosa potesse dare una mano a fronteggiare la cachessia, prima che la Sla in sè. Ha funzionato? Non lo so, ma ecco i dati presi in due momenti differenti. Per primo ti riporto l’estratto di un esame di dicembre 2015, quando la piaga faceva paura. Poi un esame di quest’estate, periodo in cui la lesione migliorava.

Valori sballati
Valori corretti
Valori in miglioramento
Data Data
Valori normali 26-12-2015 06-07-2016
Proteine totali 6,60 – 8,70 5,23 6,98
Albumina 3,50 – 5,20 3,08 4,08
Alfa1 – EF 2,30 – 4,60 6,61 4,32
Alfa2 – EF 6,5 – 10,90 15,45 13,5
Beta1 – EF 6,50 – 10,70 6,94 5,94
Beta2 – EF 3,70 – 6,00 5,83 4,94
Albumina – EF 53,1 – 65,50 47,3 52,49

Visto che roba? Prendi quello che dice lo studio e confrontalo (EF è il dato dell’elettroforesi). Beh? Ci sta, ci sta eccome! Nel 2015 l’albumina è bassa, le proteine totali pure, mentre abbiamo parte delle globuline testate alte (e non è un bene, se non si fosse capito). Esattamente come dovrebbe essere, secondo quello studio. Sette mesi dopo, da 5 valori sballati scendiamo a 1, da soli 2 buoni saliamo a 6, o meglio 4 più 2, quelli in giallo sono in netto miglioramento anche se non ancora nel range (con particolare menzione per il salto in alto – da medaglia olimpica – dell’albumina nell’elettroforesi). Se ricordo bene le conversazioni sostenute con i medici esperti di questi casi, quando in un paziente in fase di deperimento importante iniziano a saltare le proteine totali e l’albumina… sono cavoli amari e c’è già da farci la firma se non scendono oltre. Non è che le tiri su con una pastiglia. Gli esami di mio padre – nota bene – non rappresentano due diversi episodi bensì un trend, prima in un senso e poi nell’altro.

Accetto eventuali smentite. Sono un profano che racconta una storia, non un medico che spiega le malattie.

Comunque, tenendo conto che tali valori sono associabili anche all’andamento della cachessia – di cui però approfondirò in un prossimo articolo – c’è di che essere contenti. Naturalmente è un accontentarsi, rispetto a quella che è una situazione comunque drammatica. Ma si sa, il valore delle vittorie – o delle sconfitte – va sempre messo in relazione all’avversario. E qui l’avversario è il più grosso e cattivo che ci potesse essere. Mannaggia.

Allora, che ne pensi? Miracolo? Casualità? O qualcuno di quei cazzutissimi nutraceutici ha deciso di rendere per i soldi spesi? Io non ho certezze, sia ben chiaro. Commenta pure qui nel sito o sui social. Dimmi la tua!

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