Tra le ricerche più recenti in ordine cronologico, eccotene una che attira subito la mia attenzione e mi ci piombo sopra come un falco che dall’alto sceglie la sua preda.
Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.
L’oggetto dello studio è capire se vi siano marcatori (valori) che possono essere associati ad un rischio di mortalità più alto – o più basso – per un paziente SLA. Devo ammettere che tra i risultati riportati, beh… non ce n’è uno che mi stupisca. Non che io sia un genio e nemmeno millanto poteri paranormali; semplicemente leggo pubblicazioni scientifiche da anni e in quella di cui ti sto raccontando si va di fatto a confermare ciò che si era intuito in passato e che – se mi segui – avrai forse già letto qui sul blog o in un mio eBook.
Di cosa parliamo, nello specifico? Di quei valori che i ricercatori identificano come marker che possono rendere più o meno probabile il lasciarci le penne, eventualità da cui tutti vorremmo stare alla larga. Per carità, chiunque (con o senza SLA) da questo mondo dovrà prima o poi andarsene – è vero – però meglio poi piuttosto che prima, no? O hai fretta?
Lo studio prende in esame quasi 400 pazienti SLA diagnosticati tra il 2006 ed il 2011 in Svezia, gruppo nel quale tentare di individuare una relazione tra alcuni marcatori e la probabilità di salire al Cielo.
SLA e sopravvivenza
Ok, sveliamo quanto è stato scoperto e che ricalca i risultati di ricerche antecedenti. Rispetto al valore medio, avere una creatinina ed un’albumina più basse accorcia la sopravvivenza del malato, così come – all’opposto – una Proteina C-Reattiva e un glucosio nel sangue più elevati predispongono ad un rischio aumentato di salutare tutti e chiudere baracca. La dico in un altro modo: mantenere valori più alti di creatinina e albumina diminuisce le probabilità di dipartita, così come sarebbe utile allo stesso tempo contenere e limitare i rialzi di glicemia e Proteina C-Reattiva.
Attenzione a non spaventarsi per niente, rimaniamo razionali: se hai la PCR alta o la creatinina bassa, non significa affatto che morirai a giorni. Ad esempio – per dirne una – la PCR può essere elevata solo temporaneamente, va da sè che ogni dato è da inquadrarsi in un trend e che lo studio evidenzia una statistica generale. Non allarmarti per un valore, ma interpreta la pubblicazione come una indicazione di massima. Bacchettata sulle dita a quei medici che – il giorno della diagnosi – ti invitano a scofanarti di gelati, tiramisù e focacce “per non perdere peso” (il cui calo va limitato più possibile, hanno ragione, ma magari evitando di farti venire il diabete…). Dai, è soltanto una battuta. Con un fondo di verità, ok, ma resta nient’altro che una battuta.
Nella conclusione si aggiunge che non è stato riscontrato un legame degno di nota tra rischio di morte del paziente e esami come livelli di sodio, calcio, emoglobina o potassio. Certo, sono valori da controllare e tenere il più possibile nel range di normalità, non è che di questi ce ne si possa fregare. Non fraintendere!
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Il mio caro babbo se ne e’ andato giovedi mattina
Mi dispiace moltissimo, anche se non vi conosco. So cosa avete passato. Com’è successo?
Probabilmente, ictus cardiaco nel sonno, dovuto a un restringimento delle coronarie, conseguente al deficit respiratorio. Aveva dolore al petto da un paio di giorni. Al Nemo ce lo avevano detto gia’ un mese prima, che sarebbe potuto succedere a momenti. Comunque per noi e’ stato uno shock. Sembra non essersene accorto, era sotto morfina perche’ assistito palliativamente a casa, e al mattino lo abbiamo trovato nella solita posizione ed espressione con le quali dormiva rilassato. Solo che non respirava, era freddo e rigido: ormai cadavere. La sera prima l’avevamo passata insieme, si era voluto sedere un po’ in cucina, aveva provato a vedere un po’ di tv, come al solito avevamo insistito affinche’ mandasse giu’ qualche sorso di latte e le sue pasticche, nonostante non riusciva piu’ a deglutire. Ci siamo anche scambiati affetto e la buonanotte. Ma gli mancava l’aria piu’ del solito, ed era la prima sera che ha fatto caldo. Si era andato ad alzare l’ossigeno, io di nascosto invece lo avevo abbassato, temendo che lo avrebbe svegliato la secchezza. Indicava piu’ volte il soffitto, e mi ero rifiutata di approfondirne il significato. Abbiamo poi capito che sentiva gia’ da giorni che era in arrivo la fine, mentre noi rifiutavamo di immaginarcelo. Due giorni dopo il funerale e’ arrivato un pacco per mia madre, sul cellulare di papa’ abbiamo visto che lo aveva spedito otto giorni prima di andarsene: una rosa conservata nella resina con un biglietto che aveva scritto di persona, con qualche errore di battitura dovuto al fatto che non ricordava piu’ come si scrivevano molte parole: “Anna, con te. Alberto.”. Ci ha fatte sentire sollevate: un messaggio d’amore, di riconoscimento, la possibilita’ di condividere ancora qualcosa, un sentimento che possa non morire mai…
Mi dispiace molto, la storia che racconti colpisce, perchè sono momenti che abbiamo vissuto tutti o quasi (mi riferisco a me e a coloro che ci stanno leggendo), pur con sfumature diverse.
Le mie condoglianze, ancora, di cuore.
La sera prima abbracciandolo, percepivo al tatto la chiara forma di ogni singolo osso del suo scheletro.