E’ un po’ che non posto sul blog, per via del poco tempo a disposizione. Siamo comunque ancora in battaglia, senza intenzione alcuna di mollare.

Visto che ormai leggo gli studi scientifici ogni mattina mentre bevo il tè verde, al posto di sfogliare il Corriere della Sera, non mi è difficile trovare nuovi spunti per scrivere un articolo.

Tra quelli pubblicati di recente vi è un’altra ricerca made in US sui fattori di rischio che possono incidere nella SLA (fonte). Niente di inedito, ma conferme di quello che scrivevo negli anni scorsi su queste pagine. Vediamo di che si tratta.

Per lo studio sono stati reclutati 188 malati di SLA (sporadica) ed un gruppo di controllo (sani) provenienti dalle medesime aree geografiche. Cos’hanno scoperto? Che vi sono alcuni eventi o fattori che sembrerebbero correlati all’insorgenza della malattia, o comunque ad aumentarne la probabilità. Fermo lì, prima di esaminarli insieme devo aprire una parentesi importante. Ogni benedetta volta che si parla di fattori di rischio sui social, ecco che nei commenti la gente insorge, tuonando che “è impossibileeee, mio marito non ha mai fatto quella cosa, eppure ha la SLA!“. No, non sto prendendo in giro nessuno, però è bene chiarire questo aspetto una volta per tutte (sì, lo so, sono un sognatore…).

Cos’è un fattore di rischio nella SLA (ma il discorso vale per qualunque disease)?

E’ un qualcosa (un evento, un fattore, ecc.) legato ad una probabilità più alta di sviluppare una malattia. Non significa che chi presenta il fattore di rischio sia matematicamente certo di ammalarsi, nè che chi non ce l’ha possa godere della sicurezza eterna di non contrarre questa o quella patologia. Il fattore di rischio è una probabilità (più o meno rilevante a seconda dei casi), nient’altro. A nulla vale citare l’esempio del cugino, il quale pur non avendo mai fatto una certa cosa, si è ammalato comunque. E non conta una cippa nemmeno la zia che in presenza di un determinato fattore di rischio per tutta la vita, è scampata cent’anni ed arzilla fino all’ultimo dei suoi giorni. Parliamo semplicemente di probabilità. Se tu hai 10 biglietti della lotteria e io ne ho 1, è naturale che sia facile vincerai tu anzichè il sottoscritto, o no? Ma nulla vieta che il numero estratto sia proprio il mio, questo evento, però, non ribalta la situazione di partenza: era comunque meglio avere 10 biglietti piuttosto che uno solo.

SLA e fattori di rischio

Bene, torniamo alla ricerca USA. Quali sono, nell’indagine effettuata, i fattori emersi? Che cosa, rispetto a chi non è ammalato di SLA, è stato registrato?

  • Traumi alla testa (non psicologici, ma fisici), specialmente quelli occorsi oltre 10 anni prima del manifestarsi dei sintomi della SLA
  • Traumi dovuti a scosse elettriche
  • Avere avuto a che fare, per anni e anni, con il piombo (o per lavoro, o per inquinamento)
  • Aver lavorato nel settore delle pitture/tinteggiature/verniciature, nella meccanica o nelle costruzioni

Questi 4 fattori di rischio erano più presenti nel gruppo dei 188 SLA, e lo erano di meno in quello delle persone sane. Personalmente, posso riconfermarti che quanto indicano i ricercatori nello studio corrisponde a ciò che già da tempo avevo estrapolato da altre pubblicazioni scientifiche, perciò direi che tali indizi rappresentano sempre più delle vere e proprie “prove“.

Interessante collegarmi ad un’altra ricerca recentissima (fonte), questa volta a cura di scienziati italiani. Si indaga su una zona del novarese, tristemente nota (alla medicina) per l’elevato numero di casi di SLA rispetto alla media regionale. Tale area corrisponderebbe ad un territorio fortemente inquinato, in particolare da metalli pesanti nel suolo e nelle acque. Nello studio si apre ad una successiva considerazione: il peso dei fattori ambientali, come quello appena menzionato dei metalli. Si è voluto comprendere se in questa parte del novarese vi fosse una maggiore presenza di mutazioni genetiche tipiche della SLA (alcuni geni possono predisporre ad avere più probabilità di ammalarsi). Risultato? Nein, niet. Non sono state individuate più mutazioni che in altre parti d’Italia, il che accende i riflettori sul ruolo dei fattori ambientali. Ribalto il discorso: in quell’area ci si ammala più di SLA non tanto a causa della genetica, ma – presumibilmente – per colpa dell’inquinamento da metalli pesanti.

Per chi non conoscesse tutta la storia di mio padre, faccio un salto indietro. Dal 2015/2016 avevo raccontato come i ricercatori di una importante università italiana avessero riscontrato in lui una forte intossicazione cronica di metalli pesanti, specialmente piombo e cadmio (proprio tra i più correlati all’insorgenza della SLA), nonostante non avesse mai svolto una professione a rischio. I motivi, secondo i medici, sono due: o mio papà ha assunto metalli a causa dell’inquinamento, oppure potrebbe avere un difetto genetico ai sistemi di detossificazione dell’organismo. In certi soggetti, infatti, potrebbe esserci un deficit nello smaltimento fisiologico degli inquinanti cui tutti siamo esposti (entro una certa soglia, s’intende) nella vita moderna; ciò comporterebbe un lento accumulo negli anni e – prima o poi – ti scoppia la bomba. Tra l’altro, leggevo anni fa una pubblicazione inerente la SLA che trattava esattamente questo aspetto: il dubbio – plausibile – che il malato di SLA possa avere “un guasto” dalla nascita al sistema di detossificazione dell’organismo, il quale accumula pian piano anzichè smaltire. Questa è solo una ipotesi, naturalmente, ma che i metalli c’entrino (da soli o insieme ad altro, chissà), invece, mi pare sempre più chiaro.

Infine si può aprire una discussione sul perchè – se i metalli hanno un ruolo – andarli a rimuovere non sembri risolvere la patologia. Discorso complesso, già affrontato nella sezione metalli pesanti.

Spero che questo articolo ti sia piaciuto e tu lo abbia ritenuto curioso. Se vuoi ringraziarmi per il tempo che dedico e le informazioni che traduco e ti racconto, puoi sostenere il mio blog con una donazione mediante il tasto qui sotto.

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