SLA e Risonanza Magnetica con contrasto – E’ ufficiale, se non sono rimbambito e non ho capito male. Un po’ tutti i giornali riportano che da fine febbraio 2018 è arrivato l’ordine di limitare fortemente l’impiego di mezzi di contrasto (in particolare il gadolinio), salvo quei casi in cui è proprio assolutamente indispensabile.


Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.


Il motivo è presto detto: contrariamente a quanto si pensasse, cioè che il liquido di contrasto della risonanza magnetica lo smaltivi in poche ore (a meno che non avessi dei problemi renali conclamati), pare invece che un po’ di gadolinio ti rimanga nell’organismo e per un po’ troppo tempo. Sì, una parte di quello che ti hanno messo in circolo te lo tieni pure, magari anche nel cervello. Siccome – dicono – non si conoscono gli effetti a lungo termine di un accumulo di mezzo di contrasto negli organi e nel sistema nervoso,  ora che ci sono le prove che non è che lo si smaltisce come niente fosse, beh va usato il meno possibile.

Il sospetto a me in effetti era venuto dal 2015, lo scrivevo su questo blog. Ti ricordi che – per ridere – avevo messo un post (lo trovi qui) dove “pubblicavo” un mio “studio” su SLA e metalli pesanti? Ovviamente il titolo era ironico, mica sono uno scienziato e nemmeno pubblico studi! Ma la storia che raccontavo ed i dati, quelli erano veri (venivano da professori di medicina di una prestigiosa università italiana, lo dico a scanso di equivoci).

Nel mio piccolo ed insignificante campione di esiti di pazienti SLA che avevano indagato sulla presenza di metalli pesanti nel loro organismo, mi ero accorto di almeno due cose. Lungi da me trarre conclusioni semplicistiche, so bene che quanto ti sto per riprendere (da alcuni miei vecchi articoli) può lasciar spazio a qualche osservazione legittima. Però, magari, ci fornisce almeno una indicazione per uno spunto.

1) Quasi tutti presentavano valori di piombo non proprio nella norma. Avevo persino fatto un gioco con me stesso: prendevo gli esami, li mischiavo come fossero un mazzo di carte e poi tirandone fuori uno a caso dovevo indovinare se fosse di un ammalato di SLA o di uno sano. E quasi sempre ci beccavo: bastava guardare il piombo. Se ce n’era un po’ più di una soglia fisiologica, quello era un ammalato di Sclerosi Laterale Amiotrofica. Ma ora passiamo al punto 2), il tema del momento.

2) Il gadolinio, cioè il metallo usato come mezzo di contrasto nella risonanza magnetica. Ricorderai che in un post precedente facevo un altro genere  di giochetto: avevo pubblicato le stesse analisi dei metalli pesanti fatte su mio padre (SLA) e su di me (sano), senza dirti quali fossero le mie e quali le sue. Ti chiedevo, leggendo l’articolo e gli esiti, di intuire chi fosse il sano e chi il malato. Per non renderti la vita troppo facile, avevo rimosso del tutto la voce “gadolinio” dagli esiti di entrambi. Perchè? Perchè chi aveva gadolinio, era ovvio che avesse fatto risonanze col contrasto e che quindi fosse lui il malato. Ribalto il discorso: questo significa che il gadolinio – in chi era passato nella risonanza magnetica – era ancora lì!

SLA e Risonanza Magnetica con contrasto

Spero tu abbia seguito il ragionamento. Praticamente in quei (pochi) esiti di esami di metalli pesanti che ho visto, il gadolinio c’era ovunque, in quantità variabili ma lo avevano tutti coloro che si erano sottoposti a risonanza magnetica con mezzo di contrasto. Beninteso, non parliamo di persone che hanno eseguito il test sui metalli il giorno seguente dalla risonanza con gadolinio: l’avevano fatta mesi o anche anni prima. Eppure – del gadolinio – ve n’era più che una traccia. In certi casi pure parecchio. Mio padre ne era una miniera (e sì che di RM con contrasto io ne ricordo solo una…). Estraendolo dai suoi tessuti, avrebbero potuto riutilizzarlo per almeno altri 3 o 4 tizi, senza incidere sul bilancio della sanità.

Chiaramente il gadolinio non c’entra nulla con l’insorgenza della SLA (o della malattia per cui ti hanno prescritto una RM), visto che te lo sparano proprio per indagare quando la rogna ormai già ce l’hai. Ci si chiede solamente se un suo accumulo – non previsto – possa concorrere nel creare qualche altro danno di cui – diciamocelo – si farebbe volentieri a meno. Ma non è giusto fare terrorismo, per ora si è parlato di limitarne l’impiego, più che altro a scopo “precauzionale”.

Come sai proprio perchè ammetto candidamente di essere uno scrittore non-qualificato, non essendo medico, mi piace agganciarmi alla scienza. Vediamo qualche studio, che a questo punto avrei potuto tranquillamente pubblicare io almeno un anno prima 😀

It was previously widely believed that GBCAs are rapidly and completely excreted from the human body in an intact state. In recent years, however, there is a rapidly growing body of data that demonstrate that gadolinium accumulates in tissues (including brain, bone, and kidneys) of patients exposed to GBCAs during magnetic resonance imaging (MRI), despite normal renal function. (fonte)

Che dice? Che si pensava che il gadolinio fosse rapidamente e completamente eliminato dall’organismo, dopo il suo impiego. Di recente – comunque – ciò che c’è di rapido è, invece, il crescere dei dati che dimostrano che il gadolinio si accumula nei tessuti (tra cui cervello, ossa, reni) in quei pazienti che si son beccati la risonanza col contrasto, nonostante parliamo di persone con una funzione renale immacolata (cioè che – in teoria – il gadolinio dovevano pisciarlo fuori serenamente). Spulciando tra le pubblicazioni scientifiche, qualche dubbio sulla tossicità e sull’induzione di apoptosi (morte di cellule) da parte del gadolinio in effetti c’è, pur non trattandosi ancora di certezze granitiche.

Se sei un tipo sveglio e hai voglia di informarti bene su tutte le novità sulla SLA, ti ricordo che ho appena scritto un libro (eBook) che puoi trovare nella sezione Libri del mio sito, o anche nella barra a destra in questa pagina. Spiego le news su farmaci, sperimentazioni e quant’altro, discusse nel più importante Simposio SLA degli ultimi tempi (Boston, dicembre 2017). Non temere che sia complicato: è stato pensato per essere comprensibile da chiunque!


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