SLA e Infiammazione – Come ho cercato di spiegare più volte, della SLA ho compreso quanto segue. Alla base può esserci una predisposizione genetica (non determinante, cioè non è sempre sufficiente – da sola – a farti ammalare) sulla quale possono instaurarsi una serie di fattori/cause che vanno poi a generare il processo che porta alla patologia. Le cause non le sa la scienza, figuratevi io, ma in una recente conferenza un neurologo italiano spiegava che pare ci siano più fattori dietro la SLA, non per forza uguali da paziente a paziente e con “peso” diverso all’interno di ciascun quadro. Dalle cause (sconosciute) discendono poi decine di meccanismi che concorrono a loro volta alla degenerazione dei motoneuroni: questi meccanismi sono più facilmente “misurabili” e la medicina ne conosce parecchi. Ha cioè compreso come le conseguenze (meccanismi) innescate da cause (per lo più ignote) mettono in sofferenza i neuroni di moto.

E’ un po’ come l’incendio di un palazzo: non so chi l’ha appiccato (causa 1) nè so dove si trova qualche tanica di benzina all’interno (causa 2), ma il palazzo va a fuoco; ed il fuoco è un meccanismo – conseguenza delle cause dell’incendio – che porta alla distruzione del palazzo. Nel mentre qualcuno cerca le cause (il piromane, le taniche di benzina), limitare almeno le fiamme non sarebbe un male.


Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.


Oggi parliamo di infiammazione. E’ uno dei meccanismi di cui ti accennavo: non si sa esattamente perchè nell’organismo di un malato di SLA ci sia infiammazione (a livello cerebrale e non solo), però si sa che c’è. Ridurla sarebbe un passo importante, significherebbe spegnere uno degli interruttori che comportano la progressione della malattia. Certo, gli interruttori sono tanti e uno solo, purtroppo, non fermerà il disastro. Ma da qualche parte bisognerà pur cominciare. Sono allo studio farmaci che hanno l’obiettivo di contrastare l’infiammazione che pervade l’organismo eppure, già ora, un aiuto concreto dalla natura lo abbiamo. No, non mi riferisco a medicine alternative, stregonerie, scienze complementari o guru del benessere che non hanno mai guarito nemmeno un raffreddore: le mie fonti sono ufficiali, ovvero le pubblicazioni scientifiche. Ne prendo una tra le tante sul tema, recentissima, datata settembre 2017. Comincia così:

Neuroinflammation is one of the main mechanisms involved in the progression of several neurodegenerative diseases, such as Parkinson, Alzheimer, multiple sclerosis, amyotrophic lateral sclerosis and others.

Traduco: la neuroinfiammazione è uno dei principali meccanismi coinvolti nella progressione di diverse malattie neurodegenerative come il Parkinson, l’Alzheimer, la Sclerosi Multipla, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) ed altre ancora. E fin qui ci siamo.

Lo studio continua e dice:

Natural compounds, such as flavonoids, possess neuroprotective potential probably related to their ability to modulate the inflammatory responses involved in neurodegenerative diseases. In fact, pure flavonoids (e.g., quercetin, genistein, hesperetin, epigallocatechin-3-gallate) or enriched-extracts, can reduce the expression of pro-inflammatory cytokines (IL-6, TNF-α, IL-1β and COX-2), down-regulate inflammatory markers and prevent neural damage.

Qui va più sul tecnico e, senza la pretesa di spiegarla come un medico (che non sono), provo a chiarirti il concetto. Dice che sostanze naturali come i flavonoidi posseggono un potenziale neuroprotettivo dovuto alla capacità di modulare l’infiammazione coinvolta nelle malattie neurodegenerative. Infatti certi flavonoidi (come la quercetina o l’epitogallocatechina gallato) riducono l’espressione di citochine proinfiammatorie (ne cita 4 che vedi sopra), regolando così l’infiammazione e prevenendo il danneggiamento dei neuroni.

Cioè? I ricercatori hanno misurato l’infiammazione di chi è ammalato riscontrando dei livelli alti di Interleukina6, TNF alfa, Interleukina 1 beta e COX-2. La presenza di questi marcatori certifica l’esistenza di una infiammazione che contribuisce, nel quadro più ampio della patologia, alla morte dei neuroni e alla progressione. Lo studio scientifico illustra come certe sostanze naturali (la quercetina che trovi nelle mele, o l’EGCG del tè verde) vadano ad abbassare i livelli di quei marcatori che segnalano l’infiammazione. Tali sostanze contribuiscono a ridurla senza l’impiego di farmaci.

Ora capisci perchè compro integratori (quelli giusti) a tonnellate? Attenzione: so bene che ridurre l’infiammazione difficilmente fermerà la malattia o addirittura mi restituirà mio padre come era prima. Ma ho almeno il conforto della scienza, auspicando di aver contribuito – con una certa probabilità – a rallentare la malattia, a peggiorare meno velocemente di quanto sarebbe peggiorato altrimenti. Non è il miracolo che si spera – lo so – ma “piuttosto che niente, è meglio piuttosto”…

Dimenticavo, lo studio chiude così:

The present work reviews the role of inflammation in neurodegenerative diseases, highlighting the potential therapeutic effects of flavonoids as a promising approach to develop innovative neuroprotective strategy.

Traduco. Il presente lavoro riesamina il ruolo dell’infiammazione nelle malattie neurodegenerative, sottolineando il potenziale effetto terapeutico dei flavonoidi come un approccio promettente per lo sviluppo di una strategia innovativa di protezione dei neuroni.

Perdonami se sono pedante nel citare sempre gli studi, ma mi piace farti vedere che – pur con i limiti di un non-medico – cerco di non sparare troppe cazzate.

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2 Comments

  1. Salve avete mai provato con l’Ossigenazione Cellulare, che riduce di molto le infiammazioni.

    1. Intendi l’ozono?

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