Interessante pubblicazione di settembre 2019, a cura di ricercatori di Modena, Milano e Boston. L’argomento non mi è nuovo, nè la zona geografica trattata, infatti parliamo di un lavoro conclusivo su di un filone di ricerca già attivo.
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Gli scienziati introducono il tema illustrando come, in altri studi, sia emersa una correlazione tra la sovraesposizione a selenio inorganico e l’incidenza di Sclerosi Laterale Amiotrofica. Dal 1986 fino al 2015, una popolazione residente in una certa area del Nord Italia (credo Reggio Emilia e provincia, vado a memoria perchè nell’abstract non è menzionata) è stata monitorata in quanto ha consumato – inconsapevolmente – acqua del rubinetto con una concentrazione eccessiva di selenio inorganico esavalente. Il fatto sarebbe avvenuto in un lasso temporale che va dal 1974 al 1985.
In realtà, era già stata documentata una incidenza di SLA sopra la media nella medesima popolazione tra l’86 ed il ’94, ovvero proprio nella decade successiva al periodo in cui è stata accertata la sovraesposizione al selenio inorganico, contenuto nell’acqua del rubinetto.
La ricerca di cui ti parlo ora altro non è che la prosecuzione dell’indagine precedente; è stata cioè monitorata la stessa “cohort” per i 21 anni seguenti. La popolazione esposta alla contaminazione dell’acqua conterebbe 50.000 persone per anno, a differenza dei 2.000.000/anno del “gruppo di controllo”, quei residenti che erano al di fuori dell’area in cui l’acqua del rubinetto presentava alti livelli di selenio inorganico.
Cosa è emerso? Tra i soggetti che hanno vissuto nell’area di contaminazione vi sono state 7 diagnosi di SLA, mentre 112 sono quelle nel gruppo dei non-esposti. Attenzione: non guardare il numero in assoluto, poiché ciò sta a significare che per 100.000 persone che sono state a contatto con l’acqua incriminata, vi sono 14 casi di malattia del motoneurone. Prendendo 100.000 soggetti appartenenti al gruppo dei non-esposti, invece, la casistica dice 5. Quasi un terzo, 5 su centomila è infatti la media considerata “normale”.
I dati mostrano che l’incidenza nella SLA, per quanto riguarda la popolazione esposta al selenio inorganico (l’acqua non era più contaminata a partire dal 1985), è andata diminuendo a partire proprio da quell’anno. Col terminare dell’esposizione, l’incidenza di SLA in quell’area è andata via via a decrescere, per assestarsi nel tempo verso la media nazionale. L’ultimo elemento posto sotto i riflettori, nella conclusione, è la probabile maggior incidenza – nel caso del selenio inorganico – della SLA nelle donne piuttosto che negli uomini.