SLA: cause, meccanismi, possibili terapie – Il mio amico Fabio, cui qualche tempo fa dedicai un mio post, ha ormai ingaggiato con me una battaglia personale per bruciarmi sul tempo nella lettura delle ultime pubblicazioni scientifiche in materia di SLA. Oggi me ne invia una che è una sorta di mini-riassunto sulle cause della malattia e sui possibili interventi terapeutici per cercare di frenarla. Mi sembra utile spiegartela e spenderci due parole, mi è anche di conforto (almeno un po’) andando di fatto a “promuovere” quel che – nel mio piccolo – avevo intuito.
Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.
Questa pubblicazione (fonte) inizia raccontandoci cos’è la SLA: una delle più rognose e misteriose malattie dalla genesi ancora quasi del tutto sconosciuta. Tra i fattori eziologici sospettati vengono indicati: arteriosclerosi, infiammazione, tumori, cataratte (questa mi è nuova), diabete mellito di tipo 2, l’avanzamento dell’età e – ovviamente – la degenerazione del sistema nervoso.
Uno dei processi chiave può essere il danno indotto da stress ossidativo, che si ripercuote sia sui neuroni che sulle cellule gliali e sugli astrociti (cellule del sistema nervoso che concorrono a dar benzina alla SLA). Anche l’infiammazione cronica desta una certa preoccupazione, in quanto direttamente collegata alla morte dei motoneuroni. Si fa cenno poi alle proteine tossiche, intese come aggregati proteici che si accumulano nel sistema nervoso portando grane ai neuroni di moto. C’è poi il glutammato, un amminoacido responsabile dell’eccitotossicità e da sempre indicato come uno dei meccanismi sottostanti la patologia.
In merito al trattamento della Sclerosi Laterale Amiotrofica, gli antiossidanti rivestono un ruolo “very important” (così dice lo studio!). L’esposizione a metalli pesanti è anch’essa nota per incidere negativamente. Infine – sostengono i ricercatori – l’evidenza suggerisce che una corretta alimentazione sia un altro aspetto “very important” per tenere botta. Per quanto riguarda un approccio farmacologico, concludono, la serotonina potrà forse essere una opzione da considerare.
Se segui spesso il mio sito questo articoletto non ti avrà rivelato grandi novità; se invece sei nuovo magari sono riuscito in poche righe a farti capire, anche se in minima parte, quello che la scienza ha scoperto e ciò su cui si sta lavorando.
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L’astract pubblicato su PubMed è molto interessante!
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