Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.


Quasi ogni giorno qualcuno mi chiede se esiste un regime alimentare che possa in qualche modo aiutare un malato di SLA.  Non do mai consigli nel vero senso della parola, non ne ho i titoli; per questo mi limito a dire cosa farei (anzi, cosa ho fatto). Del resto la questione alimentare è stata una delle primissime trattate nel 2015 su questo blog. Se non ti ricordi, ti lascio alcuni link ad articoli pubblicati due anni fa dal sottoscritto.

  1. Regimi alimentari
  2. Carboidrati e respirazione
  3. Carboidrati, cereali e cervello

Bene, questo era quanto scrivevo nel 2015, tra mille dubbi. Oddio, ero convinto che un certo tipo di alimentazione – piuttosto che un altro – facesse la differenza (vedi l’articolo al link di cui al punto 2) e per questo ricordo bene di aver sottoposto mio padre ad un drastico cambio di regime quando ancora la diagnosi non c’era ed era solo uno spauracchio. Sapevo bene che la sola dieta non avrebbe arrestato la progressione – se si fosse trattato di una SLA – ma avevo la certezza (mia) che fosse comunque una leva da tirare, tra le tante.

Dei medici specialisti che ho sentito a suo tempo, solo pochi riconoscevano l’importanza della dieta, anche perchè non vi erano grandi pubblicazioni in merito. Fino a quando, a dicembre 2016, esce uno studio. Hanno preso 300 pazienti con SLA per cercare di capire se certi alimenti piuttosto che altri potessero contribuire a rallentare (o accelerare) la progressione della malattia.

La Fondazione Veronesi, da sempre focalizzata sul tema, ha postato un articolo sul proprio sito dove si commenta il lavoro su SLA e cibo. Ne prendo alcuni estratti, e nel frattempo ti lascio il link.

Ne è emerso che alcuni alimenti sono associati a un  miglioramento della sintomatologia della sclerosi laterale amiotrofica, mentre altri sono associati alla progressione o all’aggravarsi delle manifestazioni. «diete ricche di frutta e verdura, ad alto contenuto di antiossidanti, fibre e carotenoidi, ovvero con un buon apporto di micronutrienti ed in particolare di vitamina E, acidi grassi polinsaturi , possono contribuire ad influenzare positivamente l’andamento della malattia, favorendo cioè il miglioramento della funzionalità globale, compresa quella respiratoria».

…limitare il più possibile alimenti animali come carne rossa, uova, formaggi, salame e salumi, latte intero, tutti molto ricchi di grassi saturi, ma anche carboidrati, presenti in pasta, pane e prodotti da formo, e glutammato di sodio, indicato sulle etichette alimentari con la sigla E621, di norma usato per insaporire i cibi, con più frequenza quelli lavorati, i cibi surgelati, in scatola, le zuppe, gli snack e alcune salse da condimento, specie quelle utilizzate nei ristoranti cinesi, o il ketchup.

Beh, se sovrapponi le informazioni dello studio di fine 2016, a quanto ho cominciato a fare nella primavera 2014 (che poi ho descritto nell’estate 2015), vedrai che incredibilmente ci ho preso e non ho sbagliato praticamente nulla. Questo lungi dal rendermi meritevole di una laurea in medicina ad honorem, però ecco, son soddisfazioni. E anche oggi dico a mio padre: “Vedi tu, uomo di poca fede, che rompevi il cazzo perchè prima ancora della diagnosi ufficiale avevo cominciato a farti mangiare quello che dicevo io… beh, adesso, chi ha ragione? La malattia non l’ho fermata, lo so, però abbiamo un riscontro scientifico che dice che abbiamo fatto bene, gratuitamente e senza stare ad aspettare, quindi zitto e muto!“. Lui sorride, alza gli occhi come per dirmi: “e che cavolo vuoi che dica, che son muto davvero?!“.

Vorrei concludere il mio post con una riflessione da sottoporti. Il mio essere attivo sui social mi consente un contatto quotidiano con i pazienti che condividono – ognuno con la “sua” SLA – la sfortuna di mio padre. Non posso non notare la spasmodica attenzione verso il farmaco promettente dai risultati positivi (che poi, per positivi, si intende al massimo un peggioramento un filino meno veloce, non un miglioramento propriamente detto). Condivido senz’altro l’interesse verso i nuovi ritrovati della medicina nei quali – seppur ad oggi comunque deludenti per quelle che sono le aspettative di chi la SLA la vive su di sè – dobbiamo di sicuro sperare. Non capisco però quando ci si aggrappa al solo farmaco, come se tutto il resto (stile di vita, alimentazione, ecc.) fosse ininfluente. Vedo tante persone chiedere ossessivamente di farmaci che sappiamo già, nel migliore dei casi, rallentare una progressione di qualche mese, attenderne la commercializzazione quasi quella fosse lo spartiacque tra malattia e salute, ed al contempo trascurare del tutto certi aspetti che la stessa scienza ci dice essere importanti: gratuiti, senza effetti collaterali e disponibili da subito.

Ciò che tu trovi qui pronto e servito da leggere, è frutto di mesi di ricerche (sapendo dove cercare, io non prendo spunto da articoli di blog di guru o fanfaroni, ma dalle riviste scientifiche), tempo dedicato a tradurre, confrontare, approfondire. Spero tu riconosca un valore a queste informazioni. Se pensi che gli spunti di riflessione che il mio blog ti fornisce abbiano un peso e ti siano utili, puoi sostenermi  con una donazione per la qualità di quanto ti sto riportando.


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