Sto preparando i prossimi argomenti per il blog, nel frattempo ti lascio una riflessione, così pour-parler, su un fenomeno che mi sembra stia travalicando i confini del buonsenso. Tu che ne pensi?
Non pretendo di fare un’analisi sociologica, ma mi sembra di carpire un sentimento diffuso. Mi limito a constatare i danni prodotti da comunicazione e informazioni troppe volte schizofreniche, le quali – entrate a capofitto sui social e nelle masse non sempre in grado di formulare ragionamenti ponderati – produrranno seri danni nel medio termine. In troppi commenti sul Web non colgo lucidità, ma terrore, panico, giustizialismo sommario, rinuncia orgogliosa alle libertà personali, quasi fossero un vizio da scansare.
Non minimizzo il dramma del Covid: vivo in una provincia tra le più colpite, quanto accaduto mi è ben chiaro. Eppure mi inquieta vedere pubblicate foto scattate da dietro la tenda della propria finestra a scovare presunti trasgressori, strali contro quello che a metri di distanza si leva un istante la mascherina, persone che scrivono: “non andrò più ai giardini pubblici”. Altri che – prigionieri nella spirale dello psicovirus – invocano misure ancor più rigide e dilatate nel tempo, in barba a qualunque barlume di ragionevolezza. “Io starò in casa a lungo, esci tu a morire e non farti curare in ospedale, poi!“, tuona qualcuno in preda al delirio dalla tastiera del telefonino, mentre sul divano sgranocchia h24 biscottini fatti in casa con farina 00 e una bella spolverata di zucchero, meritando – con lo stesso metro di giudizio un po’ a spanne – di vedersi rifiutare le cure di un non-improbabile diabete, tra un decennio.
In tutto ciò non vedo prudenza, ma psicosi. Mi disturba notare il modo in cui abbiamo accolto la profonda (e necessaria) limitazione alle libertà personali. Ho detto “il modo”, non il fatto! Mi nauseano le lezioncine impartite da certi media, con il mantra del “nulla sarà mai più come prima”, o con le bacchettate tra le righe al popolino. Ho letto espressioni sui giornali, come “la smania di libertà degli italiani”, oppure sgradevoli stoccatine del tipo “quando ci sarà la riapertura sarà solo per consentire il lavoro, non certo per permettere alla gente di andare dove vuole”. I concetti possono forse anche starci, intendiamoci, è il modo a nausearmi. Quasi che le libertà fosse un regalino, un di più, anzi – lo hanno scritto – una smania, da contrapporre a morte certa per suscitare nella massa quell’odio strisciante verso chi osa chiedere maggiore rispetto nel parlarcene, senza essere trattati come sudditi cui concedere – in via eccezionale – un po’ di svago. Ed ecco la grancassa martellante a rimarcare l’imprescindibile sanificazione della sabbia in spiaggia, e che l’origine dei mali futuri starà… nell’aperitivo con gli amici! Proibiamoglielo a vita, sporchi gozzovigliatori, causa somma di prossime pandemie. Stupidi festaioli, peccatori da redimere, si ostinano a coltivare impuri pensieri di un qualcosa – quale esso sia – che va oltre il tragitto casa-lavoro, unico percorso virtuoso per l’Uomo. Questo sì, sia la massima concessione dell’intellighenzia verso un popolo smanioso, da educare e correggere! Chi legge un po’ di quotidiani – ed è un bene leggerli, sia chiaro – forse capirà di cosa sto parlando.
E… nel mentre lucidiamo le fotocamere degli smartphone pronte a immortalare dal balcone, tra qualche settimana, i consumatori abituali di aperitivi cui rivolgere insulti sui social (invochiamo “praivasy” spesso a sproposito per noi, ma non vige per gli altri), ecco che in Cina i wet-market sono a pieno regime e brulicanti di persone.
Pronti al prossimo giro?
La penso proprio cosi’, per non parlare di quelli che se la prendono coi vecchietti che vanno a passeggio e in compagnia, quelli che dicono che si dovrebbe al piu’ presto tornare al lavoro mentre gli anziani dovrebbero invece essere lasciati in quarantena, quelli che chiamano i carabinieri perche’ il vicino fa troppe passeggiate, eccetera eccetera. Tutta questa paura permette di mettere a nudo quanto egoismo c’e’ in giro. La tv poi non si puo’ accendere, mai come in questo periodo, e’ tremenda. Si presenta continuamente una caccia agli untori e ai colpevoli, fa pressioni per trattenere l’attenzione di tutta questa gente cosi’ influenzabile, infatti quasi non parla d’altro, e fa girare tutte le informazioni piu’ confuse e abagliate su questo virus, sembra che lasciare la gente nell’ignoranza sia l’obbiettivo principale
La necessità di fare notizia ad ogni costo, mixata con un “ignoranza” (in senso buono) diffusa… ed ecco cosa ne esce!