Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.
Dopo la diagnosi vera e propria… anzi no! Ricominciamo.
Prima della diagnosi vera e propria – ben prima! – ho iniziato a guardarmi intorno. Sapevo naturalmente che se ci avessero dato il benvenuto nel mondo della SLA sarebbero stati cavoli amarissimi con probabilità di successo pari allo zero, ma ho comunque deciso di non rassegnarmi del tutto. Da persona che fa della razionalità una bandiera, ho cercato di procedere per gradi, spremendomi bene le meningi. Non confonderti per via del tono «leggero» del mio scritto, quanto sto per raccontarti è frutto di elaborazioni – certamente personali – eseguite con scrupolo estremo ed una dedizione senza pari. Ora ti spiego come mi sono mosso.
Ecco la prima domanda che mi sono posto: esistono malati di Sla che in qualche modo se la sono cavata? «Googlando» un improbabile guarito dalla SLA, escono giusto un paio di miracolati che tra Lourdes o Medjugorje sono riusciti a uscirne col sedere intatto e messo a nuovo. Da buon credente praticante, avevo da tempo iniziato le mie preghiere, quindi sull’aspetto mistico eravamo coperti, anche grazie ad una nutrita schiera di amici e parenti preganti. Ma non bastava, visto che Dio – peccato! – non sembra regalare tanti miracoli quante sono le sfighe che piovono dal cielo. Quindi se gli unici che si sono salvati le penne sono dei miracolati e altri modi non sembravano essercene, ho pensato che fossimo nella merda più totale, perdonami la schiettezza. Non mi sono comunque perso d’animo: con la razionalità ho cercato di capire non tanto se esistesse una cura miracolosa e segreta (credo poco a complotti e teorie del genere), quanto un sistema per lo meno in grado di arginare l’avanzamento del disastro.
Da quel giorno ho ampliato gli orizzonti, dal Web alle librerie ed uscendo – virtualmente ma non solo – dai confini nazionali. Ho passato mesi interi a cercare disperatamente un metodo, un qualcosa capace di dare una speranza che – seppur risicata – fosse ragionevole. Dopo innumerevoli giornate di ricerche estenuanti, contatti spasmodici a tutte le ore con qualunque categoria di soggetti (pazienti, scienziati, medici, o semplicemente gente in gamba che si è salvata dalle peggiori rogne di salute), libri divorati più che all’Università prima degli esami e video in tutte le lingue a me note, ho elaborato un piano di attacco tipico di uno che sa di non aver nulla da perdere, e pure i mesi contati. Come è facile intuire, il piano è stato concepito e revisionato nel tempo, mese dopo mese. Si tratta di un insieme di strategie che ritengo importantissime e tra loro complementari. Non penso siano una cura universale e al momento non ho risultati degni di nota, penso solo siano il meglio che un paziente possa fare per cercare di combattere e giocarsi la sua piccola chance. Grazie ad una accuratissima selezione – dopo aver praticamente cercato in ogni angolo del mondo ed in ogni ambito – ho messo a punto la migliore combinazione secondo me possibile, per tentare di “fare a cazzotti” con il mostro. Nel momento in cui ti scrivo, ti dico onestamente che sembra stiamo continuando “a prenderle”. Pazienza. Finchè potremo combattere, sferreremo cazzotti fino all’ultima goccia di sangue. E non appena avrò nuove risorse, le impiegherò nella battaglia. Per questo – se ti è possibile – regalami il tuo aiuto.
Se sei arrivato fin qui e hai già letto tutte le pagine del menù in alto, ora puoi consultare gli articoli che pubblicherò nel tempo. Ti racconterò il nostro percorso, come ho elaborato il mio piano di attacco e ciò che – in generale – penso su questa rogna grandissima che prende il nome di SLA.