Per comprendere, è indispensabile che tu abbia letto il post precedente (link) e – magari – tutta la serie (il primo è del 22 febbraio 2021, qui). Desidero infatti approfondire e ragionare sulla scia dell’ultimo articolo.

Dopo aver visto mio padre per la prima volta da gennaio di quest’anno (dal suo ricovero, nel 2015, l’ho assistito ogni singolo giorno fino alla fine di gennaio 2021!), i pensieri che mi tormentano sono parecchi. Mi rendo conto di non riuscire più a tollerare la buffonata che sta andando in scena nelle RSA con la scusa della prevenzione del Covid, se non altro perchè a soffrirne tremendamente sono i malati come mio padre ed i loro familiari. Più ripenso ai 60 minuti scarsi di quella visita e più mi faccio domande, i paradossi sono ovunque. Un Elephant in the Room come dicono gli inglesi per sottendere un problema lampante, di cui tutti sanno ma nessuno parla.

Desidero condividere alcune riflessioni che scaturiscono dalla visita. Niente contro l’ospedale nè chi ci lavora, sono brave persone e lavorano bene: non sto puntando il dito contro la struttura, bensì verso un sistema generale. La situazione è la medesima ovunque. Non c’è una regia consapevole, ma solo una commistione tra psicosi, interessi contrapposti e malagestione che ha calpestato il buonsenso. Ti raccomando ancora di leggere prima l’articolo precedente (qui).

Le differenze tra ingresso (atrio) e reparto

Mi ha colpito molto, ma è bastato ragionarci per trovare la spiegazione. Quando sono entrato all’ingresso, nell’atrio al piano terra, l’addetta del personale che mi ha accolto era bardata di tutto punto: camice monouso, cuffia, guanti, mascherina FFp2. In reparto, invece, dove il personale lavora con i pazienti le misure di prevenzione sono pressochè nulle. Medici ed infermieri non indossano camici monouso ma una divisa per tutto il turno, la stessa con cui vanno a contatto con i degenti. Nessun operatore ha cuffia nè mascherina FFp2. L’unica misura che si nota ad occhio, rispetto al pre-Covid, è la mascherina chirurgica. Questo ti dice quanto ci sia di scenico nelle ridicole vestizioni cui i familiari dei malati sono sottoposti. All’ingresso, dove si è esposti alla vista degli estranei, pur non dovendo interagire con i ricoverati il personale è dotato del massimo delle precauzioni. All’interno, invece, dove l’occhio dell’estraneo non arriva, medici, infermieri ed oss mantengono la medesima divisa di sempre, nessuna cuffia e nient’altro che una banale mascherina chirurgica, spesso sotto al naso o addirittura sotto al mento, che equivale a non averla. Se però deve accedervi un visitatore, questi va incellofanato con cuffia, camice monouso e FFp2, pur se tamponato e vaccinato quanto il personale. Personale che, presumo, abbia una vita sociale prima e dopo il turno.

Minaccia alta, precauzioni alte. Minaccia bassa, precauzioni basse. Ma la minaccia non è il Covid.

La differenza di precauzioni tra l’ingresso ed il reparto non sta nella minaccia del Covid. Sicuramente il virus farà più paura tra le stanze dei fragili degenti piuttosto che all’ingresso, no? I fatti dimostrano il contrario: qual è allora il discriminante? Come dicevo poco sopra, è la presenza dell’occhio estraneo. Potresti chiederti come mai, sapendo della mia visita con anticipo, il personale non si sia cautelato mostrando assoluto rigore almeno in quel frangente. Per me la risposta è semplice: ingenuità grave (immagina il disastro di un piantagrane con una telecamerina nascosta) e perchè io non sono percepito come una minaccia. Mi vedono da 7 anni, non ho mai rotto le scatole per nulla, ci diamo tutti del “tu” e con me si ride e si scherza. E sono l’unico parente che entra (gli altri visitano i loro cari all’esterno, non essendo allettati come mio padre). Insomma, a livello inconscio, la mia presenza non mette in allerta. Posso sbagliare, ma con un parente sconosciuto di un degente ricoverato il giorno prima, uno cui si dà del “Lei”, qualche attenzione in più e qualche mascherina sotto al mento in meno ci sarebbero state. Altrimenti non saprei spiegarmi le precauzioni maniacali all’ingresso e – contemporaneamente – la quasi inesistenza proprio dove il personale si muove a stretto contatto con i pazienti più cagionevoli. Aggiungo un’ultima esperienza. Nel primo semestre del 2021 mi è capitato di recarmi in un (altro) ospedale per esami di routine. Ebbene, quanto riporto conferma ciò che penso: dove c’è transito come per screening vari o visite ambulatoriali, la “minaccia” dell’occhio estraneo e la mancanza di confidenza con chi si ha di fronte predispone alle massime precauzioni. Camici monouso, maschere FFp2, nessuna chirurgica sotto il mento. Tutto cambia, invece, ad esempio nei reparti delle RSA, o comunque dove non si è esposti a sguardi indiscreti. D’altronde sul palco si indossa il costume di scena, dietro le quinte ci si rilassa. Ah, dietro le quinte qui ci sono i fragili.

Hanno un alibi: il personale è vaccinato, i pazienti pure e i reparti di lungodegenza sono di fatto una “bolla”.

Alibi che non regge manco per idea. Anche i muri sanno che il vaccino non protegge al 100% dal contagio, e il discorso si potrebbe chiudere qui. Aggiungici poi che un visitatore vaccinato dovrebbe indossare comunque camice, cuffia, guanti ed FFp2, quindi i conti non tornano, a meno che sanitari e degenti siano vaccinati con un farmaco più efficace di quello che impiegano per la popolazione. E’ ovviamente una battuta. Eppure sembra proprio che del vaccino si fidino ciecamente a tal punto da girare (tra soggetti fragilissimi) con la maschera chirurgica col naso di fuori, ma allo stesso tempo lo si reputi acqua fresca quando c’è da “concedere” ad un malato grave di rivedere i familiari dotati di green pass. Perchè – a parità di vaccino – io che visito soltanto mio padre devo essere incellofanato da capo a piedi, mentre tu – infermiere o medico – che sei a contatto continuo con decine di pazienti non hai nessuna cuffia, nessun camice ma solo la chirurgica (talvolta sotto al naso o addirittura sotto al mento)? Il Coronavirus tra i capelli posso avercelo solo io? A bere il caffè fuori ci vado solo io? Al supermercato ci vado solo io? Nel tempo libero, in questi ultimi mesi di chiusura ermetica delle RSA, ho incontrato più di un addetto al bar del paese o tra gli scaffali del sugo in scatola il sabato pomeriggio, quindi direi di no. Anche loro hanno una vita normale e sociale, ed il reparto non è una “bolla”.

Mio padre e i ricoverati d’Italia sono vittime di negligenze gravi e potenzialmente fatali. Sarebbero tutti da denuncia, ma mica per il Covid!

Me l’ero chiesto provocatoriamente in uno dei post precedenti, ripensandoci quell’obiezione era logica. Se uno fosse pignolo, potrebbe intentare una causa e creare qualche grattacapo al Direttore Sanitario di turno, ricordandogli che preoccuparsi solo del Covid può essere un errore. A cosa mi riferisco? Segui il ragionamento. Perchè io non posso più vedere mio padre (sì, ora me lo concedono per lo 0,44% del tempo e questa no, non è una battuta)? Risposta: “un familiare di un malato viene interdetto dal poterlo accudire perchè potrebbe inconsapevolmente infettare lui e/o qualcuno del personale e di conseguenza altri degenti, e qualche paziente fragile potrebbe restarci secco, anche se vaccinato“. Mi domando allora come mai mio padre e tutti i malati d’Italia, non siano mai stati protetti da virus e batteri mortali che infestano ospedali ed RSA da ere geologiche. Hai mai sentito una casa di riposo o un ospedale che vietasse le visite per proteggere i ricoverati dal rischio influenza? Questa, lo sappiamo, tra fragili e anziani miete migliaia di morti ogni anno. Oppure hai mai saputo di visitatori impacchettati nel cellophane, che so, in autunno-inverno 2018, per evitare morti da influenza tra le corsie? E le infezioni batteriche, notorio flagello nelle strutture sanitarie, causa di decine di migliaia di morti? Qualcuno, in epoca pre-Covid, ha mai imbaccuccato di plastica e mascherine i visitatori per prevenire un’infezione da Pseudomonas Aeruginosa? Da sempre sono entrati con cadenza quotidiana parenti di chiunque senza precauzione alcuna, anche durante il picco influenzale, malattia che – ripetiamolo – è causa di numerosissimi decessi tra malati e deboli. Non sto affermando che ospedali ed RSA debbano essere porti di mare, ma da qui ad incarcerare anziani e disabili prossimi al traguardo della vita ce ne passa. Se la questione ruota attorno al rischio decesso per contagio, ciò sta a significare che mio papà, e quindi tutti i ricoverati sul territorio nazionale, sono stati deliberatamente esposti a rischio di morte, quando ogni Natale prima del Covid – per dirne una – le stanze di degenza erano affollate di figli, nipotini, cugini lontani, fratelli e sorelle. Chissà quanti nonni abbiamo perso prematuramente, per virus influenzali e batteri contratti a causa delle visite nei mesi freddi! O dobbiamo considerare accettabile il morire d’influenza o di batteri ospedalieri, mentre è intollerabile un decesso per Covid? Un morto è un morto, che sia per Sars-Cov2, per influenza o per Klebsiella Pneumoniae. O no?

Il vaccino non protegge dall’infezione, ma al 100% previene la Covid-19 grave (e la morte)

E’ uno dei mantra del momento: “i vaccinati possono contagiarsi, ma al 100% sono protetti dalla forma grave“. Delle due l’una: o le autorità sanitarie con questa frase ci stanno prendendo per il culo con una stronzata, oppure le stesse autorità che ripetono il concetto fino allo sfinimento a noi profani dovrebbero meglio persuadere i loro colleghi medici seduti sullo scranno da Direttore Sanitario. Infatti, a vedere come fanno di tutto per radere al suolo la presenza di familiari e caregiver vicino ai loro cari, non mi pare che i Direttori Sanitari siano così convinti della totale efficacia del vaccino contro la Covid grave. La domanda è legittima: chi sono gli incompetenti? I medici della tv che non sanno di che parlano o i Direttori Sanitari che ritengono evidentemente inutili i vaccini, alla stregua di un no-vax?

Spero tu abbia capito il vero senso di questo mio post: mettere in luce paradossi, isterie, grovigli normativi e di responsabilità che dovrebbero essere al più presto corretti dall’alto. Se è giusto, dato il contesto, mantenere alta l’attenzione a tutela di tutti, è disumano ciò che stanno facendo passare a disabili gravi ed anziani. Politica, istituzioni, magistratura: intervenite e chiudiamo questa follia collettiva che violenta malati disgraziati. A mio papà, disabile gravissimo, con la riapertura delle RSA viene infatti consentito di vedere sua moglie o suo figlio per lo 0,44% del tempo, rimanendo il restante 99,56% da solo. Peggio che per un delinquente in un carcere (davvero).

Isolati dagli affetti per precauzione e circondati da estranei con la mascherina sotto il naso. Vergognatevi, o datemi una spiegazione.

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