Oggi voglio parlarti di un libro che in realtà ho letto agli inizi di questa orrenda avventura (2014/2015): è scritto dal famoso neurologo statunitense David Perlmutter e si intitola La Dieta Intelligente. L’ho ripreso in mano ieri sera, così quasi per noia, quando dopo la lettura di alcune pagine a casaccio mi è venuta voglia di farne una recensione.
Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.
Nei primi anni di combattimento contro la SLA di mio papà non avevo la dimestichezza di oggi nel consultare pubblicazioni scientifiche ufficiali, pertanto mi aiutavo con libri che catturassero la mia attenzione. David Perlmutter è un neurologo, si occupa prevalentemente di Alzheimer (che con la SLA condivide più di un meccanismo) ed è pure ben ferrato su tutte le neurodegenerative come Sclerosi Laterale Amiotrofica, Sclerosi Multipla, morbo di Parkinson. Il testo mi attirava poiché dalla descrizione sembrava andare ad approfondire ciò di cui allora mi stavo via via accorgendo leggendo i primi studi da solo: nell’alimentazione moderna c’è qualcosa che non va, e non mi riferisco a ciò che più o meno tutti sappiamo (alcolici, dolci, eccesso di carne rossa) bensì ai carboidrati da cereali, vero (o presunto???) pilastro della dieta mediterranea. Eh sì, dico anche presunto perchè qualche settimana fa mi imbattevo in una pubblicazione scientifica in cui si spiegava che la dieta mediterranea intesa dagli scienziati non è tanto basata su pane-pasta-riso-pizza, ma carne bianca, pesce, verdure, legumi, olio di oliva. Gli alimenti da farine raffinate non sono contemplati, se non minimamente, mentre lo sono in abbondanza nella nostra quotidianità. Qui mi ricollego al neurologo USA, ci indica come tali cibi siano da… bandire. Sì, proprio così.
Nel libro, il medico commenta una valanga di ricerche che mettono in luce una relazione stretta tra consumo di carboidrati da cereali e malattie neurologiche: dal declino cognitivo fino alle patologie più invalidanti. “Ciò che stanno riscontrando è che il glutine (ed una dieta ricca di carboidrati, a dirla tutta) è fra i principali stimolatori di vie infiammatorie che arrivano al cervello“. Continua citando uno studio pubblicato dall’American Academy of Neurology che “mostra come i soggetti con valori glicemici nella fascia alta dell’intervallo normale sono molto più a rischio di atrofia cerebrale … tuttavia, scoprire che essa può essere una conseguenza di picchi del glucosio ematico nell’intervallo normale ha straordinarie implicazioni per chiunque consumi alimenti che fanno aumentare il glucosio ematico (per esempio i carboidrati)“.
Devo ammettere che questa cosa, cioè che la glicemia ottimale è ancora più bassa rispetto al limite alto dell’intervallo, mi spaventa parecchio, ma va bene così. Meglio spaventarsi prima che poi. È un concetto espresso anche dal Prof. Franco Berrino, ex Istituto Tumori di Milano; ricordo quando in una conferenza argomentava come – sempre all’interno dei valori glicemici normali – quei soggetti con glucosio nella parte alta del range consentito avessero più probabilità di sviluppare un tumore.
Mi piace Perlmutter, riesce a spiegare con facilità quelli che sono meccanismi complessi e fa riferimento a fonti di peso: non istrioni o sedicenti guru, ma niente più – e niente meno – che le sperimentazioni. Il neurologo parla spesso di “brain that shrinks“, un cervello che si… riduce. Mentre scrivo questo post, ho voluto controllare la dicitura e mi è uscito – oltre al sito di Perlmutter – il link ad una pagina di Harvard che riporta sostanzialmente la stessa cosa: la glicemia fa “shrink” il cervello, causando invecchiamento e intaccandone la connettività funzionale. Ma torniamo al testo in oggetto. Il neurologo scrive: “come ho già illustrato in dettaglio, uno dei modi in cui cereali e carboidrati appiccano il fuoco al cervello è attraverso i picchi glicemici nel sangue; le immediate ripercussioni sul cervello danno il via alla cascata infiammatoria. Questo meccanismo va ricondotto ai neurotrasmettitori, i principali regolatori dell’umore e del cervello. Quando la glicemia aumenta, si ha un’immediata deplezione dei neurotrasmettitori serotonina, epinefrina, norepinefrina, acido gamma-amminobutirrico (GABA) e dopamina“. Wow, non mi prendono molto le frasi ad effetto, a me piacciono le spiegazioni tecniche e qui, direi, ci siamo.
A rileggerlo oggi, noto con piacere un aspetto che – allora – avevo trascurato: parla di integratori e invita tutti a prenderli in via preventiva, come fossero una base dell’alimentazione (ho detto una base, non un sostituto!): curcumina, vitamina D3, resveratrolo, olio di pesce e di cocco. Invita anche a programmare, meglio se con un medico, qualche giorno di digiuno durante l’anno.
La dieta protagonista del libro, tra l’altro, non è un regime alimentare di restrizione quantitativa: si può mangiare a sazietà, a patto di stare tra gli alimenti concessi (tenendoli in equilibrio, è ovvio) ed evitare quelli proibiti. Quali sono? Molti, ma vediamone alcuni.
Alimenti consigliati – Recensione “La Dieta Intelligente”
Pesce, carne bianca, grassi sani (olio extravergine di oliva, olio di cocco, mandorle, latte di mandorla, avocado, frutta secca), verdure, frutti a basso contenuto di zuccheri, uova. Non bandisce i latticini, ma invita ad usarli con parsimonia. Da moderare – non cancellare – anche i legumi, per il loro contenuto di carboidrati.
Alimenti da dimenticare – Recensione “La Dieta Intelligente”
Tutti quelli particolarmente raffinati, le bibite e qualunque cosa sia fatto di cereali e farine. Glutine o senza-glutine, raffinati o integrali, per il neurologo USA non fanno grande differenza.
Considerazioni finali
La prevenzione prima di tutto, come ricorda il dott. Perlmutter, poichè quando una neurodegenerazione è iniziata, invertirne la rotta – ahinoi – non è semplice. Triste ma dura realtà, inutile nasconderla a chi legge il mio blog: già lo saprai. E qui termina la mia recensione del libro “La Dieta Intelligente”, spero ti abbia colpito. A me sì, visto che ripercorre tutto quanto ho scoperto da autodidatta, dal potere degli integratori a quello – soprattutto – di una alimentazione di prevenzione in cui le valenze (positive e negative) dei cibi sono tecnicamente motivate. Finchè non capisci cosa c’è dietro, non avrai mai chiari molti perchè. Le malattie – in generale – sono “anche” sfortuna, certo, ma attribuirle esclusivamente al fato avverso è un ottimo modo per deresponsabilizzarsi e per aumentarne – anzichè diminuirne – la loro probabilità.
Certamente ti consiglio la lettura del libro, lo trovi anche qui (non prendo provvigioni, altrimenti te lo direi), sono soldi ben spesi. Ne sono più che mai convinto: tempo e denaro per informarsi e capire rappresentano un vero e proprio (buon) investimento, non pensare di imparare tutto con post e dialoghi su Facebook, molti dei quali scritti da incompetenti come il sottoscritto.
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Secondo Perlmutter le uova sono “cibo per il cervello” e i grassi saturi “super combustibili” per il medesimo.
Sfata pure il mito del glucosio come alimento preferito dal cervello.
Questo libro dovrebbero leggerlo i dietologi ma sopratutto certi luminari come i neurologi che sanno prescrivere solo farmaci e psicofarmaci inutili e pericolosi.
Medici,dove avete messo la medicina di Ippocrate?
Un libro verità da leggere assolutamente.
Bravo Nick.
Nex