Nella “struttura” (leggi ospedale) che ormai frequento più che casa mia, non posso certo lamentarmi quanto ad apertura mentale dei medici che ci assistono. O sono stato molto fortunato oppure molto bravo, o magari è un mix delle due cose. Chissà. Sta di fatto che riesco a fare quello che devo fare senza grandi rotture di palle e, ovviamente, in trasparenza. Ho un ottimo rapporto con tutti, c’è poi un medico che ho conosciuto una notte di ottobre 2015 quando mi chiamarono perchè mio papà aveva ricominciato a muovere il collo. “Cazzo” – mi sono detto – “preferivo ricominciasse a muovere prima le gambe o le braccia, ma ci faccio anche la firma per il collo, non è il momento di fare i difficili“. Ahinoi non si trattava di un miracolo, anzi di una sfiga: si erano messi in moto i muscoli accessori/compensatori, causa desaturazione dovuta a debolezza del diaframma. Fanculo.


Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.


Con quel medico di guardia ho iniziato a parlarci da lì in avanti. E’ giovane e sveglio. Non so bene come abbiamo attaccato bottone, credo mi abbia intravisto mentre somministravo un siringone di roba gialla e dovetti spiegarli che si trattava di un cocktail di curcumina e silimarina perchè mio padre – qualche mese prima – aveva iniziato gradualmente a sballare di fegato, tanto da avere una diagnosi di “insufficienza epatica medio/grave” da un paio di medici ospedalieri. Entrambi mi dissero che non c’era niente da fare e che la cosa non deponeva certo bene, anche perchè manco potevamo dare la colpa al riluzolo (mio padre non volle prenderlo, d’accordo col neurologo, quindi ne tengo ancora due scatole intonse, magari fra 50 anni le vendo a qualche collezionista del macabro). Per questo avevo iniziato a giocarmi gli assi nella manica sopra citati. Con grande stupore, trovandomi “costretto” a spiegare cosa stavo facendo, lui mi dice che è una ottima idea e che aveva seriamente fiducia nel miracolino (quello di ripristinare il fegato, almeno). Era incredibilmente preparato sul tema, e parliamo di un dottore di un ospedale, non di un istrione conosciuto al mercato del pesce.

A quel punto capisco che posso aprirmi con serenità e inizia una sorta di gioco “celo-mimanca”. Mi chiede se do anche il Q10. Celo! Arginina e chetuglutarico? Cielo! Ademetionina? Celo! A forza di “celo” ho fatto prima ad aprire l’armadietto – che contiene uno stipendio di roba – e ne è divenuto curiosissimo fino a chiedermi, il mese scorso, una sorta di relazione informale a seguito degli impensabili risultati ottenuti sul fegato prima e sulla cachessia poi. Due problemi che – entrambi – in malati cronici e avanzati non si risolvono e portano delle conseguenze… serie.

Qualche sera fa mi aggancia all’uscita dell’ospedale per chiedermi quando gli invio il tutto e ci fermiamo ancora una volta per due chiacchiere. Il medico mi dice di stare seguendo una sorta di specializzazione – master – corso (qualcosa del genere) in un ospedale italiano con un luminare di fitoterapia: se non fosse chiaro, parliamo di medicina ufficiale e non di pseudoderivate o alternative. Mi spiega che dall’inizio di questa esperienza gli si sono aperti gli occhi. Cosa intende? Che troppo spesso la medicina sottovaluta rimedi semplici, poco costosi, più o meno naturali e… talvolta efficaci. A detta sua ci sono problemi, e non solo banali, che la natura aiuta a fronteggiare dove la farmacologia non riesce nel suo intento. Il problema del fegato di mio papà ne è – sempre secondo il dottore – un esempio lampante. Non ha parlato male dei farmaci o della medicina (di cui lui fa parte), mi ha solo illustrato le potenzialità della fitoterapia che la scienza vera sta intuendo.

E’ poi lo stesso concetto che mi hanno espresso altri medici, insomma una critica – costruttiva – che viene stavolta dall’interno e che deve essere intesa per quello che è, non strumentalizzata per polemiche da bar. La medicina fa progressi ogni giorno, salva tante vite, la farmacologia ci ha tirato fuori da rogne inimmaginabili: semplicemente non può ancora tutto e – succede – che la natura (alimentazione corretta, integratori, sostanze naturali) possa dare una mano. Non dirlo o non considerarlo è un errore, così come è folle pensare l’opposto, dando vita a crociate “social” (che lasciano il tempo che trovano) contro la medicina. L’unico concetto su cui insisto, dal basso della mia incompetenza dichiarata, è che forse dipendiamo troppo dal “rimedio da ingerire” (il farmaco), trascurando lo stile di vita, ciò con cui ci nutriamo e che va a diretto contatto col nostro sistema immunitario quotidianamente e più di ogni altra cosa.

Leggi Pubmed (la “bacheca” in cui vengono raccolte le pubblicazioni scientifiche) e vedi ad esempio una immensa letteratura – sulle più svariate malattie – in cui lo stress ossidativo è implicato, come fosse la causa o una pesante concausa di tutto. E, beninteso, lo è senz’altro. Quanti studi concludono con la necessità di sviluppare strategie che hanno proprio come target i radicali liberi! Chi ha a che fare con l’amiotrofica sarà di certo informato sul farmaco approvato in Giappone che funge per l’appunto da antiossidante, a caro prezzo. Sarà, ma almeno su questo forse si può già fare molto. Ti ricordi il mio articolo sui radicali liberi? In breve, nella SLA lo stress ossidativo è uno dei problemi alla base. In uno studio recente di ricercatori dell’Università di Milano si è misurato il livello di radicali liberi in sani e in malati di SLA: medio nei sani, molto elevato negli ammalati. I conti tornano. Entrambi i gruppi hanno poi seguito una terapia antiossidante che ne abbassasse i valori.

Ebbene, senza strafare ma semplicemente con: alimentazione + succhi centrifugati di verdura fresca e banali integratori mio padre (SLA e di quelle di fuoco) – nello stesso esame – aveva un valore di stress ossidativo inferiore a quello dei sani dopo la terapia antiossidante. Senza farmaci. Solo con quello che potremmo chiamare “stile di vita”. Quel giorno sì che, ritirato l’esito, ballavo come la scimmia di Gabbani sul palco dell’Ariston! Ero contento di aver colpito nel segno, tanto che poi sono finito per raccontarlo, un anno dopo, a quegli stessi ricercatori che hanno pubblicato lo studio! Figata! Certo, fare il miracolo del motoneurone è altra cosa, lo so.

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2 Comments

  1. Bellissimo! E importante per chi ha a che fare con anziani non curati o curati male e con la SLA e il riluzolo. Che cosa ci potresti dire degli orrori di questo farmaco e dell’alimentazione e degli integratori che aiutano?

    1. Ciao e grazie del commento. Come avrai sicuramente letto, io non sono un medico e pertanto posso dare solo il mio parere, che è quello di un profano. Per ogni iniziativa, lo dico sempre, è bene consultare il neurologo. A mio modestissimo parere, la dieta e certi integratori sono utili, pur non facendo miracoli. Il riluzolo mio padre non l’ha mai preso: ci sono neurologi che lo consigliano, altri che lo ritengono francamente inutile. Sull’alimentazione e sugli integratori puoi consultare le varie categorie del blog dove dico la mia. Ma tieni sempre presente quel che ho detto all’inizio: non sono pareri medici e non voglio responsabilità. Io racconto solo una storia e il mio punto di vista di non-addetto ai lavori.

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