Come ho scritto nell’articolo precedente, se da una parte percorrevo il binario infettivo, dall’altra non rimanevo certo fermo su quell’unico fronte. Dovevo infatti prepararmi al peggio: con gli antibiotici – che pur avevano chance concrete – poteva andar male, quindi era il caso di pensare da subito a come arginare la belva e prendere tempo, ammesso che ciò sia/fosse possibile. Tornati dalla Germania la prima domenica di novembre 2014, avevamo già prenotato (per il weekend successivo) la partenza verso Israele dove avremmo incontrato il Professore di una delle cliniche più famose che praticano infusione di cellule staminali. Perchè ho scelto Tel Aviv?


Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.


L’Italia non offriva nulla e quel che aveva offerto fino a poco prima era ormai fuori causa. Ho preso naturalmente un sacco di informazioni riguardo alle varie possibilità in giro per il mondo e tra tutte la più seria mi è parsa quella israeliana. La stessa cosa mi fu anche confermata da uno di quegli italiani che di staminali – bene o male non lo so – se ne intendevano parecchio. Ricordo che disse: “Il Professore israeliano non è un sant’uomo, nel senso che non lavora per la gloria e si fa pagare profumatamente; ma le sue staminali sono senz’altro buone“. Erano più o meno le stesse voci che avevo raccolto fin lì: il meglio pareva proprio la clinica israeliana.

Non ero del tutto rimbecillito, sapevo benissimo che con le staminali – anche nel più fortunato dei casi – non avremmo risolto granchè; speravo semplicemente mi aiutassero a guadagnare un poco di tempo. Non ho pensato nemmeno per un istante che potessero essere una soluzione. E’ sufficiente capire cosa sono e cosa fanno per rendersi conto che in malattie come la SLA (figuriamoci poi con una bulbare incazzata come quella di mio padre) una infusione di staminali possa – ben che vada – dare qualche minimo e purtroppo solo temporaneo miglioramento.

Le staminali sono cellule che – nel caso della clinica di cui ti sto parlando – vengono prelevate dal midollo osseo del paziente stesso per essere poi “coltivate”, moltiplicate ed opportunamente preparate. Nel giro di una quindicina di settimane vengono immesse nella colonna vertebrale per andare a riparare e sostituire un po’ di motoneuroni. Questo – spiegato da un profano – è l’intervento.

I problemi grossi sono sostanzialmente due:

  1. Far sì che le staminali, una volta nell’organismo, diventino motoneuroni e vadano a bersaglio. Intendo dire che non devono disperdersi e bisogna mandarle a bersaglio nel posto giusto a fare il mestiere giusto (quello dei motoneuroni);
  2. secondo ma ancora peggiore del primo, è il problema della loro sopravvivenza. Le cellule staminali non vanno ad incidere su quello che è il meccanismo proprio della malattia. Quando una persona si ammala di SLA, nel suo organismo un “qualcosa” (oggi ancora quasi del tutto sconosciuto) fa sì che i neuroni motori o motoneuroni muoiano progressivamente, giorno dopo giorno. Bene – anzi male – le staminali hanno l’obiettivo di andare a cercare di sostituire/riparare una piccola parte di motoneuroni, ma non incidono su quel “qualcosa” che continua a distruggerli progressivamente. Quindi – capisciammè – ammesso di riuscire nel non facile compito di mettere staminali che vanno effettivamente a riparare qualche motoneurone, se quel fottuto meccanismo che li fa secchi è ancora lì dentro a macchinare ecco che quel che è stato riparato viene ben presto fatto fuori anch’esso. Questo è il punto chiave alla base degli inscucessi (o scarsi successi?) delle cellule staminali nella SLA. E’ un po’ come avere un rompicoglioni sotto casa che ti frantuma i vetri di una finestra tirandoti dei sassi: puoi anche riparare il vetro, ma se quel rompipalle rimane lì sotto a tirar sassi…

Quindi, per uno che ha la SLA fare le staminali è del tutto inutile? Premesso che io sono il più incompetente da cui ricavare informazioni, ti dirò certamente la mia. Beh, sì, ad oggi più o meno è quasi inutile. Questo è grossolanamente ciò che penso. Allora perchè l’ho portato a Tel Aviv? Da quel viaggio non avevo alcuna aspettativa, è stata una delle cose intraprese con meno entusiasmo, questo poichè – come in ogni fronte che ho aperto – ho ricercato fino in capo al mondo e di gente guarita o anche solo migliorata sensibilmente con le staminali io proprio non l’ho trovata. Ho scovato e conosciuto – ad esempio – diagnosticati di SLA guariti con gli antibiotici perchè era una borreliosi (non sono molti, però esistono!), ma miracoli o mezzi miracoli con le staminali… niente! Almeno non nelle mie ricerche. I motivi che mi hanno spinto a prendere l’aereo per il Medioriente sono giusto un paio:

a) Colpo di culo: ogni tanto c’è qualche paziente a cui – non si sa come – una terapia produce effetti sopra le aspettative. E’ vero che la mia famiglia è immune ai colpi di fortuna ed è abbonata alla sfiga (ormai siamo un cliente senior; della sfiga abbiamo la tessera a punti, ed è piena), però sai, quando hai poco da perdere…

b) Parlando seriamente, sapevo benissimo che pure con le migliori staminali non avremmo cavato un ragno dal buco, la spinta per le staminali non venne da me ma da altri membri della mia famiglia che – in ovvia buonafede – hanno voluto fare di tutto per tentare di aiutare mio padre.

Nel frattempo, sia in Italia che in altri paesi (Israele e USA su tutti), sulle staminali si sta giustamente investendo molto e concordo sul fatto che possano essere una importante terapia ma purtroppo solo nel futuro (prossimo o lontano, non lo so).

E con questo ti ho detto più nel dettaglio ciò che so e penso del trattamento con cellule staminali. Nei prossimi articoli ti parlerò del primo viaggio (prelievo per coltura) e del ritorno in Israele per l’infusione.

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