La frase-titolo di questo articolo fu ripetuta più volte dal Dott. Mozzi a mio padre, durante il nostro primo incontro.

Siamo a maggio 2014: mio papà presenta da gennaio una netta difficoltà nell’articolare le parole, con marcata voce nasale. Da poco erano comparse le fascicolazioni; queste, sommate alla disartria, ci facevano intuire che – pur senza ancora una diagnosi – le probabilità della temuta SLA erano in forte ascesa. Come ti raccontavo nell’articolo precedente, da un paio d’anni seguivo con interesse il Dott. Mozzi e le sue teorie sulla correlazione tra alimentazione e malattie. Era giunto il momento di incontrarlo,  anche se la SLA pareva una delle poche patologie che non erano nemmeno contemplate nel filone “cibo-salute”. Ma quel medico mi aveva troppo affascinato per non farci una visita, fu lui per primo a far scattare la scintilla per questa mia grande passione. E ora la sorte sembrava fornirmi – mio malgrado – il peggiore dei banchi di prova.


Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.


Lo incontriamo a Piacenza e gli mostriamo la documentazione del primo ricovero (aprile 2014). Ancora nessuna diagnosi, ma conclude con un sinistro:

…non un sicuro interessamento del primo e del secondo neurone di moto. Sindrome bulbare, in osservazione.

Il dottore inizia a indagare sulle abitudini alimentari di mio padre, il quale ha mangiato per 60 anni nè più nè meno di ciò che mangiamo quasi tutti, senza particolari eccessi verso alimenti noti per la loro pericolosità. Ma – come mi aspettavo – è proprio da questi alimenti comuni e considerati “salutari” – che il Dott. Mozzi ha tratto le sue conclusioni. Avendo indebolito e insultato per decenni il proprio sistema immunitario (senza saperlo), ecco che – secondo lui – si spiegava una possibile causa o una pesante concausa di quel che stava accadendo al mio povero papà.

Supponevo che con i rimedi del Dott. Mozzi avremmo avuto un aiuto contro svariate rogne di salute (pensa al diabete, se mangi meglio già dai una bella mano), mentre la SLA rappresentava una battaglia persa in partenza. Nutrivo un poco di speranza dovuta al solo fatto che qualunque cosa stesse creando scompiglio nell’organismo di mio padre, era certamente nella sua fase iniziale. Lo stesso Mozzi, persona chiara e onesta, senza illudere nessuno precisò: “non so se tornerà a parlare bene come prima, per ora auguriamoci soltanto che la frana si fermi dov’è e non vada oltre“. Ci salutammo dopo due ore di consulto nel quale ci consegnò un elenco preciso di sostanze da escludere e altre da assumere poichè benefiche. Con l’occasione, fui felice di comunicare al Dottore che – seguendo le indicazioni del libro acquistato pochi mesi prima – avevamo già ridimensionato un paio di problemini di salute di mia madre.

Dopo l’incontro, pur contento del colloquio, continuavo a ripetermi inquieto: “è un bel passo avanti, ma se è SLA – dannazione! – non basta“.

Da quel giorno, tenendo sempre a mente i consigli del Dott. Mozzi, ho capito che per avere una chance con la SLA – forse una su un miliardo (e so di essere ottimista!) – dovevo andare molto oltre.

Nello specifico, il Dott. Mozzi sposa la linea del Dott. Peter J. D’Adamo, il quale per primo teorizzò circa il fatto che ogni essere umano deve alimentarsi considerando il proprio gruppo sanguigno. Mozzi ha ulteriormente perfezionato quanto intuito da D’Adamo, grazie ad un elevatissimo numero di esperimenti semplici ed immediati. L’alimentazione in base al gruppo sanguigno ha raccolto sia adepti sia parecchie critiche. Personalmente e senza pretese di verità, mi convince che vi siano alimenti sconsigliabili (junk food, ecc), mi affascina meno la distinzione tra gruppi sanguigni. C’è poi una ulteriore considerazione da fare che ritengo essere la più importante. Ci sono alimenti che il Dott. Mozzi sconsiglia per tutti e 4 i gruppi sanguigni (A, B, AB, e zero). Ebbene, ampliando gli orizzonti mi sono reso conto che tali indicazioni risultano sovrapponibili con i consigli di altri grandi esperti di alimentazione, universalmente riconosciuti come tali. Essi avevano un denominatore comune con quanto avevo fin lì imparato da Mozzi. Ma non potevo dimenticarmi che – almeno per la SLA – serviva spremersi ulteriormente le meningi.

Cosa scriverò nei prossimi articoli? Inizierò a spiegarti quel che so – più nel dettaglio – sull’alimentazione intesa come il fondamento imprescindibile del piano d’attacco. Inoltre, ti racconterò qual è il secondo fronte su cui mi sono mosso.


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