Come forse già sai, mio padre è ricoverato in una struttura. Non sto a spiegarti i motivi che ho già raccontato tante volte, non è questo l’articolo per parlarne. Dal primo giorno di ricovero, però, io e mia madre ci alterniamo (mezza giornata a testa): 365 volte l’anno, senza esclusioni.

Eh sì, con l’allarme Coronavirus le cose si complicano. Mi ritrovo in zona GIALLA, ma da quando la zona GIALLA era ancora piccola (ora è stata allargata). Da oggi il mio ospedale – quello in cui è ricoverato mio papà – ha introdotto misure draconiane contro la diffusione del virus.

Non appena varcata la soglia d’ingresso, ti trovi impossibilitato a proseguire: dietro la porta è stata eretta una vera e propria barricata di tavolini di plastica presi in prestito dal giardino esterno, alcune sedie e una fioriera di fiori finti. Una sorta di posto di blocco improvvisato in poche ore, come in tempo di guerra.

Dietro il muro invalicabile di tavolini dell’Algida, spunta la signora in servizio alla portineria, vestita come quelli della NASA che andarono a prelevare ET l’extraterrestre dalla casa del ragazzino con la bicicletta. Peccato solo che ha la mascherina distrattamente sotto il mento, ma ci sta…

Mi riconosce subito, da dietro le barricate dove è riparata, non appena supero la porta a vetri dell’ingresso; d’altronde ci vediamo ogni singolo giorno da maggio 2015. Alza la mano in segno di saluto, dietro la linea di trincea, come a dire “ehi, quello è dei nostri, lo conosco, è uno a posto“. Rallento il passo, per mostrare che sì, intendo avvicinarmi ma non ho brutte intenzioni. Non vorrei che qualcuno, dalle retrovie, iniziasse a svuotarmi addosso un caricatore. Anche io alzo una mano a mia volta e avanzo in pace ma con circospezione, pur essendo già stato individuato dalla sentinella che sospira di sollievo e mi porge un documento di due pagine da leggere e sottoscrivere.

Nick, anche a te tocca firmare il foglio e dovrai firmarne uno nuovo ogni pomeriggio, al tuo ingresso“. Chiedo se posso fotocopiarlo già firmato per i giorni a venire, onde alleggerire le rigidissime procedure d’ingresso nella SAFE-ZONE. La signora ride, mi scruta in viso per assicurarsi che io non abbia l’aspetto di uno malaticcio, forse mi prova pure la febbre con lo sguardo. Pur stanco e provato da anni di fatiche, evidentemente non appaio defedato e passo la selezione. In men che non si dica ecco che spostando con disinvoltura la fioriera mi si consente di passare al di là del muro, guardato a vista da sentinelle armate di fucili caricati ad amuchina.

Peccato che – mia supposizione a bassa voce – ci sia molto più virus dentro che fuori…

Introduzione di nuove misure, il giorno successivo

Upgrade delle misure che ho annunciato ieri. In serata una nuova ordinanza avrebbe sconvolto nuovamente la routine dell’ospedale. Mia mamma mi ha chiamato stamattina per aggiornarmi sulle novità. All’ingresso non più barricate coi tavolini dell’Algida e le fioriere, ma un plotone di esecuzione con l’ordine di sparare a vista. Mia mamma è stata accolta dalla Presidente della struttura che attendeva i visitatori con un fucile, intimando loro l’alt. Le scale che portano ai piani sono interdette da filo spinato e – pare – stiano scavando un fossato attorno al perimetro del nosocomio, al quale si accederà soltanto da un ponte levatoio. Le nuove misure prevedono: interruzione del servizio diurno (anziani che entravano al mattino per uscire la sera), sospensione totale di visite ambulatoriali e laboratorio prelievi, interdizione a qualunque tipo di visita. Per noi, però, è stata prevista una misura straordinaria.

Mia mamma è stata bloccata giù, alle barricate, ed è stata contattata l’infermiera del secondo piano. Questa è scesa e – vestita come dovesse partecipare al MotoGP – ha provato la febbre a mia madre. Temperatura inferiore ai 37 e “via libera”. Oggi tocca a me. Dal cancello cambierò di passo, avanzerò lentamente e con le mani in alto sventolando vistosamente una bandiera bianca. Sì, una bandiera vera, avevo pensato ad un semplice fazzoletto di tela, ma temo potrebbero ritenere che io sia raffreddato e crivellarmi di colpi dalle torrette di guardia, prima di giungere all’ingresso al check-point della febbre.

4 Comments

  1. Misure draconiane in stile medievale.
    Una società cosiddetta evoluta messa ko da un banale virus tanto evoluta non è.
    Peccato, perché il problema non è nella mancanza di rimedi ma nella disonestà di questa società.

    Nex

  2. Io non sto andando a trovare mio papa’ a causa della quarantena. Non lo vedo da settimane, al telefono ho cominciato a non capire piu’ cosa dice, e il peggioramento che percepiro’ sulle sue condizioni sara’ piu’ sensibile del solito quando lo rivedro’, dato il tempo che sara’ trascorso. Fosse per me andrei a trovarlo lo stesso, ma tutti mi dicono di essere contrari visto questo pericolo del virus

  3. Fossi in te lo andrei a trovare.
    Basta prendere delle semplici precauzioni per evitare il contagio.
    Il virus solitamente viene bloccato dalla saliva che contiene una sostanza antimicrobi come pure nel muco nasale e nelle lacrime. I canali uditivi invece sono senza difese ecco spiegato perché i medici si infettano lo stesso anche se hanno la mascherina sulla bocca.
    Bisogna tappare le orecchie con del cotone idrofilo bagnato con acqua ossigenata.
    La mascherina messa sulla bocca non serve quasi a nulla, detto ciò mettila ugualmente.

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