SLA e staminali – Mi rendo conto di aver lasciato un discorso in sospeso. O meglio, di non averlo chiuso con una vera e propria conclusione, anche se la mia opinione traspare chiaramente dai post dell’epoca.
Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.
Mi riferisco a quando, nel 2015, ti raccontavo della nostra esperienza con il trapianto di cellule staminali per la SLA effettuato in Israele, in una delle cliniche allora più famose nel mondo. Se vuoi rileggerti quei post, per meglio comprendere quanto scriverò oggi, te li lascio in ordine cronologico qui sotto.
- Ce le facciamo le staminali?
- Un italiano, anzi due, in Israele
- Domenica è sempre domenica, ma non in Israele
- Un bizzarro prelievo e poi tutti a casa
- Marzo 2015, a Tel Aviv con una valanga di problemi
- Le 12 fatiche di Nick The Quick in terra d’Israele
Dando per scontato che hai visionato i post precedenti, oggi ti parlo delle mie considerazioni ultime su quella faticosissima avventura. Ah, in questo scritto mi riferisco al trapianto di cellule staminali per la SLA cui mio padre si sottopose in una clinica privata di Tel Aviv nel 2015, non sto allargando il discorso ad altre sperimentazioni più recenti. Certi concetti sarebbero sì sovrapponibili, ma con alcune differenze più o meno sostanziali da considerare; non le tratterò in questo articolo.
Come ragiono io dovresti già saperlo: non giudico dal risultato “visivo”, altrimenti nella SLA dovremmo grossolanamente cestinare quasi tutto: alimentazione, integratori, farmaci, fisioterapia, ecc.. Se stessimo a guardare i “miglioramenti”, dovremmo bocciare a priori qualunque intervento ma, lo sai, non è da me. Ci sono cose che ritengo utili e fondamentali anche nel caso in cui – purtroppo – non si possano registrare ad occhio nudo dei benefici. Bene, per me le staminali fatte a mio padre NON rientrano tra queste. Ovvero, sono tra le misure che – a mio modestissimo parere – non apportano alcunché di utile, visibile o invisibile che sia.
Perchè?
- La causa è in corso: senza arginare i meccanismi di degenerazione, è ben difficile tamponare l’avanzata della SLA con le staminali.
- Le staminali non hanno lo scopo di rigenerare o – ancor più – “sostituirsi” a motoneuroni morti e dar vita a neuroni di moto nuovi, hanno solo lo scopo di veicolare – alla meglio – qualche sostanza antinfiammatoria e neurotrofica. Non che sia un male: ma il prezzo da pagare (in termini di costi non soltanto economici) è altissimo, per un effetto così blando e limitato nel tempo da essere trascurabile. Ammesso ci sia, perchè dubito pure di questo (ribadisco: parlo dell’intervento specifico cui si sottopose mio papà).
Ci sono alcuni tentativi che se tornassi indietro io rifarei. Rimangono per me mosse del tutto razionali a patto di capirne il sottostante e ponderarne le aspettative. Quello delle staminali già non mi entusiasmava in quel periodo, oggi – invece – con qualche “competenza” in più, confermo quanto già pensavo: inutile. Avessi la macchina del tempo per tornare al 2014, di sicuro ricomincerei con il cambio di alimentazione, introdurrei certi particolari integratori ancora prima e – sulla base delle esperienze accumulate finora – per quanto riguarda la diagnosi differenziale ripercorrerei sia la pista infettiva sia quella sui metalli pesanti (ben conoscendo la probabilità di successo di queste ultime due, per me reale ma comunque infinitesimale). Accantonerei – e senza indugio – l’ipotesi cellule staminali per la SLA.
Spero che il mio articolo ti sia utile per uno spunto di riflessione e per evitarti – se lo riterrai – viaggi in giro per il mondo a spendere tanti soldi ed infinite energie.
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