Eh sì – caro amico che mi stai leggendo – il titolo di questo mio secondo articolo corrisponde a ciò che ho pensato ad aprile 2014 quando per la prima volta abbiamo intuito la tegola che stava per piombarci addosso. Tra l’altro la diagnosi (che arrivò qualche mese più avanti) fu partorita “in comode rate mensili” (leggasi: un po’ per volta), proprio mentre in Tv ad ogni telegiornale vedevamo i VIP di tutto il mondo tirarsi allegramente secchiate d’acqua sulla testa per contribuire alla campagna di donazioni in favore della ricerca scientifica sulla malattia che manderei – potendo – volentieri a quel paese (la malattia, non la ricerca!). Ma torniamo ad aprile ’14.
Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.
Bene, se Dio ha un progetto di vita per tutti, è un bel pezzo che penso abbia affidato quello della mia famiglia ad un architetto fortemente incapace. Non starò a raccontare cose ancor più vecchie, rimarrò sul binario della SLA anche per evitare di impietosirti del tutto nel maldestro tentativo di scucirti 3€ di donazione per sfinimento.
La cosa singolare è che da alcuni anni mi stavo interessando alla medicina (da spettatore!) ben prima che a mio padre comparisse il primo sintomo. Del vasto argomento, mi affascinava in particolare il tema dell’alimentazione. Tutto iniziò facendo zapping in Tv durante le ore serali. Mi imbattei in un tizio che, sembrando un po’ matto, era in grado di scatenare la mia ilarità. Capii si trattasse di un medico – tal Dott. Mozzi – che dava consigli in una trasmissione televisiva a gente che telefonava per i più svariati problemi di salute. A qualcuno con dolori articolari diceva – con fare serissimo – di evitare le pericolose banane. E io giù a ridere! Ad un altro che chiamava perchè si stentiva sempre stanco, il dottore intimava di smetterla con le penne al pomodoro, ripiegando su merluzzo e fagiolini. E io me la ridevo come un pazzo. Era diventato – quando in Tv non c’era di meglio – un appuntamento fisso per farmi due risate prima di prender sonno. Com’è finita la storia? Che ritengo il Dott. Piero Mozzi un medico che ha avuto intuizioni che meritano per lo meno un approfondimento.
Sì poichè a forza di guardarlo e ascoltarlo nei suoi dibattiti al telefono coi pazienti, ho iniziato a pensare che anzitutto la trasmissione non fosse una farloccata con finti telespettatori che telefonano in diretta da dietro le quinte. I pazienti sembravano in buona fede e lui – il dottore – pure. Mi ha incuriosito puntata dopo puntata. In poco tempo ho smesso di ridere ed ho sgombrato la mente dai dubbi che fosse un ciarlatano in malafede: o era semplicemente un pirla ma di certo in buonafede, o era uno da cui prendere qualcosa di buono. Come ho detto poche righe su, la risposta è – per me – quest’ultima.
Il Dott. Mozzi ritiene che gran parte delle patologie abbiano le loro radici nell’alimentazione sbagliata. Così come, in quella giusta, è possibile trovare una soluzione vera e non sintomatica. Ho comprato i suoi libri e ho continuato a seguirlo in Tv grazie a Telecolor cui faccio un sentitissimo ringraziamento. Ho subito testato l’efficacia delle sue affermazioni su un paio di problemini (da poco) che avevo e si sono normalizzati. Idem per la tiroidite di mia madre: da sempre avversa alla quasi totalità dei farmaci, la convinsi a provare la dieta del Mozzi. Ebbene, gli esami iniziarono a migliorare. Da lì in avanti mi si è aperto un mondo: ho iniziato a pensare che l’alimentazione fosse davvero una imprescindibile chiave di lettura di tanti problemi di salute, anche gravi. Non parlo di cura miracolosa, ma di un valido aiuto. Ho iniziato a trovare riscontri, alcuni molto attendibili, di persone che modificando lo stile alimentare avevano risolto i loro acciacchi e malanni. In seguito è arrivato il momento di The China Study, il celeberrimo best-seller. In questo filone, la maggiore attenzione è certamente rivolta verso il tumore. “Bene” – pensavo – “se arriva un tumore, abbiamo un’arma complementare in più. Io ci credo!“.
Passa un po’ di tempo: mio padre inizia coi primi sintomi cui non diamo peso. Dopo alcuni mesi, capiamo che forse c’è qualcosa di più serio. Avevo però tantissima fiducia in questa mia nuova “passione” e con essa cercavo di tenermi tranquillo. Avrei avuto un’arma ulteriore, in cui confidavo moltissimo. Ti assicuro che quanto ti scrivo è frutto di riflessioni approfondite e di un’immensa dedizione che mi ha portato ad informarmi – nel tempo – in modo molto scrupoloso. Sai, sono forse il più scettico degli scettici. Non sai quanto ci ho messo prima di crederci.
E invece, mentre preparavo l’attacco al tumore (non senza timore, scusa il gioco di parole), inizia a prendere forma l’ipotesi SLA. Ad esordio bulbare, la peggior variante, come se non bastasse.
E che diamine! Sono quasi due anni che mi appassiono alla questione stile alimentare – tumori, e mi mandate una SLA? Di più no, eh? Ah già, bulbare. Grazie!
Mi sono sentito perso. Non pensare che io sarei stato così irrazionale ed irresponsabile da sentirmi tranquillo se si fosse trattato di un tumore. Semplicemente sapevo che avrei avuto una chance in più da affiancare alle terapie. Invece arriva la SLA – bulbare – che già di per sè non dà scampo e che con l’alimentazione sembrava non c’entrare nulla. Nessuna storia di guariti da SLA modificando la dieta, nessuna indicazione nè tracce. Solo un paio di articoli che parlano blandamente di prevenzione, ma niente di più. Cioè hai capito, nemmeno l’illusione?! Nemmeno uno pseudo-guarito con qualche intruglio! Niente!
In ogni caso, quando ancora non era certo si trattasse di SLA, un giro dal Dott. Mozzi con i miei ho deciso di farlo. Nel prossimo articolo sul tema, ti racconto come è andata.
SLA dieta? Ho preso 3 diete e praticamente fatto la media, una media ponderata ovvero con un peso più alto su alcune componenti. Cerco come sempre di mantenere un tono non troppo noioso, ma non dimenticare mai che quanto ti racconto l’ho studiato con attenzione, anche se – va da sè – il mio rimane un pour-parler, il punto di vista di un non-addetto-ai-lavori. Non farti fuorviare dal mio eloquio informale, in tutta questa storia ci ho messo un impegno ed una attenzione meticolosa come credo mai in vita mia.
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Nei primi articoli del blog ti raccontavo che da qualche anno mi stavo appassionando al tema alimentazione-malattia, quando ancora mio padre godeva di ottima salute. Oltre a quella del Dott. Mozzi, ci sono altre diete che hanno nel tempo catturato in positivo la mia attenzione (dai nomi diversi, ma dal denominatore comune. Curioso, vero?). Ora te le illustro.
DIETA MOZZI
Il Dott. Piero Mozzi parte dall’assunto che ogni gruppo sanguigno presenta specifici antigeni che rendono certi alimenti compatibili ed altri incompatibili col nostro sistema immunitario. Sarebbe impossibile (e non troppo corretto) elencare qui le combinazioni per tutti e 4 i gruppi; non voglio lasciarti comunque a bocca asciutta. Anzitutto, egli consiglia di prestare attenzione alle reazioni – anche minime – che il nostro organismo manifesta dopo l’ingestione di certi cibi. Un raspino, un prurito, una sonnolenza od una stanchezza sono un segno che il nostro sistema immunitario non gradisce ciò che abbiamo appena mangiato. E a forza di maltrattarlo, prima o poi sclererà di brutto. La dieta Mozzi ha alcuni pilastr:
- No al glutine e limitare i carboidrati da cereali senza glutine
- No ai latticini
- No a cibi troppo raffinati e lavorati, ricchi di additivi
- Sì a carne, sì al pesce, sì ai legumi, sì alle verdure, sì ai semi oleosi, sì a certi grassi
- Poca frutta
- Tenere bassa la glicemia
DIETA ALCALINA
E’ una delle più cliccate e penso sia anche ben venduta nelle librerie, così come è quella forse più attaccata dai critici – esperti e non – che la descrivono come un misto tra una bufala ed una utopia. Tale regime si basa sul principio che il nostro organismo (e con esso molti dei suoi processi e reazioni) funziona – in genere – in ambiente cosiddetto alcalino, ovvero in presenza di un Ph poco superiore al neutro (dal 7 in su). Nel 1931, un tipo di nome Otto Heirich Warburg, vinse il Nobel per la Medicina scoprendo che le cellule tumorali si sviluppavano in ambiente acido e non in ambiente alcalino. L’alcalinità dell’organismo era, secondo Warburg, una sorta di scudo anti-tumore. In realtà, pare essere molto di più. Un sacco di patologie sono in qualche modo correlate alla cosiddetta acidosi tissutale, una condizione di acidità nei tessuti dell’organismo che ne compromette i normali processi biologici, l’acidosi è così propedeutica all’insorgenza di malattie dalle più sciocche fino alle più temibili. Tale condizione è strettamente legata all’alimentazione: una dieta “giusta” può tenerci in equilibrio alcalino, quella sbagliata ci fa precipitare in acidosi. Chi è a favore della dieta alcalina? Ad esempio, se non ricordo male lo è il biologo di cui ti parlavo nell’articolo precedente (credimi, non è un scemo!). La dieta Alcalina è quasi vegetariana, ammettendo anche qualche alimento di origine animale, purchè il rapporto tra sostanze acide ed alcaline ingerite giornalmente sia sbilanciato al 70/80% in favore di queste ultime. Vuoi i pilastri dell’Alcalina? Eccoteli:
- Glicemia bassa
- Pochi cereali e senza glutine
- No ai latticini
- Tanta verdura, un po’ più attenzione sulla frutta (per via degli zuccheri); bene i centrifugati
- Sì ai semi oleosi, ok ai legumi
- Poca carne, ok per il pesce
- No a cibi troppo raffinati e lavorati, ricchi di additivi
Come vedi, c’è parecchio in comune con Mozzi. I critici di questo regime alimentare lo additano come inutile ed impossibile, poichè il Ph del nostro sangue ha un range particolarmente ristretto e tentare di variarlo non è possibile. Anzi, se lo fosse, moriremmo! Quello che questi critici non hanno compreso è che l’obiettivo della dieta non è certo il Ph sanguigno, bensì il contrasto dell’acidosi tissutale. Quando ci nutriamo con sostanze che – una volta metabolizzate – sono acidificanti, il nostro organismo compie sforzi per mantenere l’equilibrio acido-base e lo fa sottraendo calcio alle ossa (da lì, l’osteoporosi) e compiendo tutta una serie di reazioni che, alla lunga, finiscono per fare insorgere complicanze di varia natura. All’acidosi sono direttamente associati lo stato infiammatorio e, ad esempio, la produzione di radicali liberi (stress ossidativo). Questo è quanto ho compreso da tale dieta.
PALEODIETA o DIETA CHETOGENICA
Metto sullo stesso piano due diete talvolta identificate con nomi diversi ma che – almeno per quel che ci ha compreso il sottoscritto – sono di fatto la stessa cosa. La Paleo è così chiamata poichè si basa su ciò di cui si nutrivano i nostri antenati. E’ vero che da allora è passato qualche millennio, ma a livello genetico si tratterebbe di un’inezia, si pensa cioè che il nostro corredo di geni sia ancora del tutto analogo a quello dei primi uomini sulla Terra, quando molte delle malattie attuali erano sconosciute. Certo, lo erano sia per l’età media più bassa (dovuta a molteplici fattori, non solo di salute), sia per ovvie ragioni chiamiamole tecniche (sulle palafitte non esistevano risonanze nè stetoscopi). Secondo queste teorie, mangiare come i nostri antenati significherebbe alimentarsi con quanto più è adatto al nostro DNA. Quando si parla di Chetogenica, si indica una dieta con un alto apporto di proteine/grassi ed un contenimento di zuccheri semplici e carboidrati da cereali. Tra Paleo e Chetogenica cambia poco o nulla, quindi userò il termine Paleo per brevità. I pilastri della Paleodieta?
- No a cibi troppo raffinati e lavorati, ricchi di additivi
- Sì a carne, pesce, semi oleosi
- Sì a grassi “buoni”
- Sì a molta verdura, specialmente cruda
- No ai latticini
- No al glutine e più in generale ai cereali
- No agli zuccheri semplici
- Tenere bassa la glicemia
Se non ti sei ancora del tutto addormentato leggendo questo lungo articolo, converrai con me che queste tre diete hanno un denominatore comune grande come una casa. Quest’ultima in particolare sta riscuotendo successo, specie negli USA, grazie ad un paio di soggetti che sembrano sapere il fatto loro. Uno è un famoso neurologo della Florida, David Perlmutter, autore di alcuni libri di grande successo. Ritiene anch’egli che molte delle malattie neurologiche e neurodegenerative siano in qualche modo influenzate anche dall’alimentazione errata ed in essa trovino ulteriori complicazioni. Dimostra altresì – con studi di tutto rispetto – quanto glutine e cereali in eccesso (tipico degli stili occidentali) siano un problema. Dopo il Dott. Perlmutter, un altro nome è associato – negli Stati Uniti – alla dieta Paleo, quello di Terry Wahls. Questa dottoressa si è ammalata di Sclerosi Multipla e quando era arrivata a pensare di non aver davvero più nulla per uscirne fuori, visto che anche i pochi farmaci disponibili non si dimostrarono granchè efficaci, ha deciso di provare a ristabilire la funzionalità dei propri mitocondri attraverso l’alimentazione Paleo (la disfunzione mitocondriale, come spiegavo nella pagine sulle cause della Sla, è spesso coinvolta in molte malattie neurodegenerative). Pare che – almeno nel suo caso – funzionò!
Insomma, che razza di dieta fa mio padre? Te l’ho detto all’inizio! Prendi queste tre diete, sommale e dividile per 3: la media che ne esce è la dieta di mio padre. Rispondendoti seriamente, mio padre segue la dieta Mozzi, con una forte spinta sull’Alcalina grazie in particolare ai centrifugati che gli preparo ogni giorno (sono una delle componenti più alcaline dell’omonima dieta) e con alcune integrazioni della Paleo. Evitiamo il più possibile cibi lavorati e con additivi, ma di questo e altro tratterò in articoli futuri. Purtroppo la dieta da sola – a cui non rinuncerei per nulla al mondo – non è abbastanza per fermare la belva. Mangiare sano è un aiuto importante per tutti, ma non può essere una illusione.
Spero di averti chiarito un po’ le mie personalissime idee sulle migliori strategie alimentari che possono rappresentare una base importante su cui articolare poi tutto il resto. Comunque sì, la SLA è davvero un casino.
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