Settembre 2015, vado a Milano per essere ricevuto da una ricercatrice con alle spalle diverse pubblicazioni sulle neurodegenrative e non solo.

Ricorda sempre che non sono un medico, quanto leggi in questo sito è solo il racconto di una storia e del mio parere personale. Per informazioni attendibili e per qualsiasi iniziativa devi consultare un medico.

Un articolo del Corriere della Sera di oggi, sull’impiego dell’alluminio in cucina (link), mi ha offerto lo spunto per ricordare un episodio risalente a quel primo incontro con l’esperta e che voglio condividere per esserti utile ed informarti di qualcosa di importante che nessuno forse ti ha mai detto. Magari lo sai già, può essere che a chi mi segue l’abbia pure già raccontato, ma sono altresì certo che non tutti ne siano a conoscenza come del resto non lo ero io fino a quel settembre 2015.

Alluminio e alimenti, e tutte le parolacce che ho tirato (col pensiero)

La ricercatrice mi spiegò che il suo team aveva effettuato studi sui metalli pesanti e, divagando, finì per menzionare la questione dell’alluminio impiegato in ambito alimentare. Mi chiese così se in famiglia avessimo mai usato fogli o vaschette di alluminio per cuocere, cucinare, scaldare…

Porcaccia la miseriaccia (questo l’ho pensato subito, ma non l’ho detto: non c’era una tal confidenza), sì certo che l’abbiamo usato!” Figurati, è da quando ero bambino che vedo delle vaschette di alluminio nel forno. La prof. aggiunge: “No perchè in pochi minuti – e non per forza ad elevatissime temperature – l’alluminio di involucri e contenitori passa nel cibo e viene quindi ingerito“.

Che culo! (sempre tra me e me). L’avremo fatto per decenni! E quindi?

La professoressa mi spiega ciò che in parte già avevo intuito, essendomi ben documentato sulle pubblicazioni scientifiche prima dell’incontro, ovvero che l’alluminio nel corpo umano contribuisce a diverse rogne e pertanto mangiarlo non è che sia proprio la migliore delle idee. Ciò che ignoravo fino ad allora, era che basta mettere in forno qualcosa nell’alluminio e in un batter d’occhio quest’ultimo si ficca nell’alimento che tu poi vai a trangugiare. Per fare il pieno di alluminio, tra l’altro, non serve rosolare un pollo per una mezza giornata, “basta infatti riscaldare qualcosa anche a bassa temperatura e per una manciata di minuti“, continua la ricercatrice. Spiegarono la stessa cosa, se non ricordo male, in un servizio di Striscia la Notizia qualche anno fa.

Ho tirato tanti di quegli accidenti a tutti i bastoncini di pesce scaldati nelle vaschette che mi ero pippato in 33 anni (33 nel 2015, ahimè), che ne avrei da dirne ancora oggi.

Dopo quel primo appuntamento, al mio rientro a casa, sembravo un ladro alla ricerca di gioielli dalla foga con cui aprivo credenze e cassetti in cucina. Ho fatto sparire vasche, vaschine e vaschette di alluminio come in preda ad un raptus, dopo di che ho deliberato un DPCM con decorrenza immediata con il divieto fatto a chiunque di impiegare alluminio, se non per conservare (non scaldare) cibi per breve tempo. E guai a usare coltelli e forchette – pur con leggerezza – su quel materiale.

Sto facendo qui un discorso più in generale e non ti sto dicendo che la SLA venga per l’alluminio (può avere un ruolo di qualche genere, forse, ma non penso sia LA causa), mi limito a raccontarti cosa mi ha spiegato un medico-ricercatore e ciò che, da profano, ho letto sulle pubblicazioni scientifiche: ingoiarsi l’alluminio non fa bene e va evitato.

Lo sapevi già? O per stasera hai nel forno delle belle lasagne all’alluminio?


Se ritieni che le informazioni che condivido abbiano un valore, puoi ringraziarmi per la qualità dei contenuti con una libera donazione a sostengo del blog SLAffanculo.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookies indispensabili per il suo funzionamento. Cliccando Accetta, autorizzi l'uso di tutti i cookies.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy